Siamo al caos

Pensatela un po’ come volete, ma a confrontare la situazione del Paese nel 2010 con quella odierna c’è un abisso.

Qui non si tratta di elogiare l’ultimo Governo voluto dal popolo (2008 Berlusconi) si tratta di guardare i fatti con quel minimo di onestà necessaria. In sei anni da Monti in giù siamo precipitati in un caos tale, da far paura anche ai più ottimisti. Parliamo di caos sociale, fiscale, occupazionale, politico, economico, insomma totale.

A guardarla oggi l’Italia è una polveriera, questa è la realtà, mai, infatti, nella nostra storia più recente si era arrivati a tanto, nemmeno durante Tangentopoli. Non si tratta solo di clima, che ovviamente è infame, si tratta dello stato del sistema Paese. Immigrazione, sicurezza, lavoro, fisco, giustizia, welfare, conti pubblici, tutto insomma è precipitato ad un livello di inefficienza, confusione e sgretolamento rischioso e pericoloso.

Del resto basterebbe guardare i sondaggi demoscopici per rendersene conto, non ne esiste uno che non veda la stragrande maggioranza degli italiani esasperata, sfiduciata, indignata per qualsiasi tema. Eppure e qui sta il pericolo, governo e maggioranza insistono nel far finta e nel tentativo di poter illudere tutti con promesse ridicole e annunci fasulli. Lo fanno con il fisco che non solo non è amico, ma resta persecutorio e indifferente al rispetto dei diritti del contribuente. Lo fanno con l’immigrazione, che non solo è sfuggita a ogni controllo, ma che sempre più è fonte di tante pericolose quanto conseguenti e ovvie proteste collettive. Lo fanno con la previdenza che dalla scelleratezza della legge Fornero ha ampliato le ingiustizie e le vergogne di disparità. Lo fanno con la mostruosità dell’apparato pubblico che tra nullafacenti, furbetti e disonesti, non passa giorno senza finire sulle cronache.

Per non parlare delle banche, delle municipalizzate, della sanità, della giustizia, insomma di tutto ciò che dovrebbe funzionare a favore e a garanzia del cittadino. Bene anzi male, in sei anni siamo finiti all’inferno e a fare un confronto con il 2010 esce fuori un quadro impietoso e preoccupante. Eppure Monti, Letta, Renzi e ora Gentiloni, sono stati via via chiamati a curare e risolvere i problemi dell’Italia che si diceva rovinata dal centrodestra e da Berlusconi. A partire da Giorgio Napolitano tutto il coro del sinistra pensiero, dei radical chic, dei cattocomunisti, a tuonare che tolto “il male Berlusconi” l’Italia sarebbe tornata a fiorire. Eppure in sei anni, in Europa non contiamo niente e siamo succubi su ogni tema e in Italia il caos è totale. Il debito è diventato incontenibile, siamo obbligati a mendicare flessibilità in continuazione, la disoccupazione resta altissima, il disagio sociale è in allarme e la crescita è ridicola rispetto al necessario.

Parliamoci chiaro, ammesso che il Pil fosse in salita dell’uno virgola quattro, che è tutto da vedere, in costanza dei buchi di bilancio esistenti, sarebbe una goccia nel mare. Ecco perché diciamo che in sei anni e quattro governi ci hanno gettato nel caos, nella indignazione nella confusione più grande. Restano in piedi privilegi insostenibili sulle pensioni, Aziende, enti, istituti inutili a tutto, municipalizzate colabrodo, resta una burocrazia esasperante. Resta una giustizia ingiusta incapace di assistere il bene e punire il male, resta una fiscalità oppressiva che schiaccia e terrorizza anziché aiutare e risolvere i problemi.

In buona sostanza in sei anni i salvatori della Patria, i guru della sapienza, i signori della “serenità”, ci hanno portato nell’Italia che vediamo e che viviamo. Questa Italia va cambiata, riscritta, va restituita al futuro, alla civiltà dei servizi, all’equilibrio sociale e allo sviluppo del lavoro e delle attività. Serve una Costituente che nella prossima legislatura abbia la forza di riscrivere il sistema e una maggioranza capace di affrontare la realtà del Paese una volta per tutte. Insomma, serve uscire dal caos, serve presto, serve a tutti, serve davvero.

Aggiornato il 10 agosto 2017 alle ore 12:33