Voti Grillo, avrai il pm della trattativa

Il teorema della trattativa Stato-mafia in Costituzione? Se voti per Beppe Grillo e i Cinque Stelle rischi questo. Nel senso che proprio ieri dalle colonne de “La Stampa” il pubblico ministero famoso per aver dovuto girare un certo periodo in una specie di carro armato per Palermo, Antonino Di Matteo, ha fatto sapere che scenderà in campo. Con il Movimento Cinque Stelle. Possibilmente per un posto al Viminale. Ma andrebbe bene (per lui, non per noi) anche alla Giustizia. Giura peraltro che dopo questa “alea iacta est” non ci sarà il ritorno in magistratura, bontà sua.

Ma non per questo la notizia sembra più rassicurante. Il pericolo è proprio nel paradosso segnalato nell’incipit: qualcuno vorrà cristallizzare il teorema della trattativa? Mettere per iscritto che noi siamo un Paese nato da un patto scellerato con la criminalità organizzata e come tale necessitante di un lavacro e di una catarsi totale, officiati entrambi da questi nuovi magistrati sacerdoti della lotta contro il male, magari a  scapito dello Stato di diritto?

La deriva autoritaria ormai non è un pericolo, ma una realtà. Ancora pochi ritocchi legislativi, tipo il sequestro e la confisca dei beni degli indiziati di reato contro la Pubblica amministrazione, e il gioco sarà fatto. Finirà che Recep Erdoğan  manderà i propri esperti giureconsulti a scuola da noi: primo incontro quello con Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia. E grande ispiratrice della scuola di pensiero secondo cui il fine giustifica i mezzi, anche se questi ultimi prevedono la soppressione dello Stato liberale. D’altronde ognuno mette in Costituzione ciò che merita, per tornare a “bomba”: l’Austria  il segreto bancario; noi, per ora, l’autotortura sadomaso del Fiscal Compact. E domani, chissà, il suddetto teorema della trattativa Stato-mafia.

Aggiornato il 13 luglio 2017 alle ore 08:59