Silvio Berlusconi è come il buon vino

martedì 27 giugno 2017


Chi si è trovato a seguire Silvio Berlusconi, ospite qualche giorno fa a “Porta a Porta”, ha avuto la possibilità di assistere a una vera e propria lezione di alta politica. Malgrado le punture di spillo dei due giornalisti invitati a stuzzicarlo, il Cavaliere ha dimostrato che “più invecchia e più è buono come il vino”: non una sola sbavatura, né tentennamenti sulla situazione politica e sul dopo elezioni.

Vittima di congiure di palazzo, destinatario di una condanna subita dopo essere stato sottratto al suo “giudice naturale”, estromesso dal Senato con una legge incostituzionale perché prevede la pena afflittiva anche se quando sarebbe stato commesso il reato, la Legge Severino non c’era ancora, Berlusconi continua ad essere al centro della politica perché è, comunque, un politico di elevata statura o, più semplicemente, un vero statista. E da vero statista non cerca il successo personale ma quello che può aiutare il Paese e, perciò, rilancia l’alleanza delle forze moderate.

La base indiscutibile messa a fuoco è, infatti, l’alleanza delle forze di centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e altri piccoli raggruppamenti), con l’obiettivo di una nuova vittoria come quelle registrate per battere “la gioiosa macchina da guerra” dei comunisti a guida occhettiana, o quelli guidati da Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani che, al di là delle ideologie, hanno avuto (e hanno) una concezione del governo del Paese che tarpa le ali alla ripresa perché basata sulle tasse. Se però nessuno vincerà le elezioni potrà farsi come in Germania un governo di coalizione. Ma un Governo tra M5S e Pd sarebbe una vera iattura. Non resta che l’ipotesi di larghe intese per bloccare, così, un possibile governo di tassatori e di incapaci.

Vincere, però, non è un’operazione impossibile. Berlusconi ne è convinto. Bisogna innanzitutto crederci ed essere in grado di parlare chiaro alla gente. Da una parte c’è infatti la rapina contro chi, attraverso sacrifici, ha costruito qualcosa, ma viene additato come un corrotto o un corruttore. Le imprese subiscono questo trattamento pur creando lavoro e ricchezza; ma lo stesso trattamento è riservato ai cittadini che, con mille sacrifici, sono riusciti a costruirsi, o a comprarsi, la propria casetta, quella che periodicamente è oggetto di “pericolose attenzioni” da parte dei tassatori di sinistra.

Il Cavaliere ha scodellato tutto il programma di Forza Italia che ha al centro la riduzione delle tasse con l’ipotesi della flat tax, ha illustrato la posizione negativa sul Ius soli, ha ricordato la vergogna delle primavere arabe, i successi contro l’immigrazione concordata con Gheddafi, e poi la necessità non più rinviabile della riforma della giustizia, e infine sul garantismo (la sindaca Virginia Raggi non deve dimettersi per un’eventuale iscrizione nel registro degli indagati, ma dovrebbe farlo per la sua palese incapacità), mentre ha indicato decisamente il nuovo pericolo per l’Italia rappresentato dai Movimento 5 Stelle, che è un’accozzaglia di parvenu senza arte né parte.

Del resto, come ha detto il Cavaliere, gli “stessi Di Maio e Di Battista prima di diventare onorevoli erano semplici disoccupati” e han fatto saltare il banco con il voto segreto che, per un errore tecnico, diventò palese squinternando i loro propositi ch’erano quelli di addebitare ad altri la bocciatura della legge chiamata tedeschellum con il rinvio delle elezioni. Essi mentre gridavano ai quattro venti che volevano votare subito non hanno voluto perdere né la pensione e neanche lo stipendio per altri 9 mesi (chissà infatti quanti di essi potranno riavere il lauto stipendio ottenuto con la lotteria di Grillo).

I ballottaggi di domenica scorsa sono una cartina di tornasole e indicano un nuovo vento che deve, e può, spirare sull’Italia.


di Giovanni Alvaro