Il caso banche venete: Chi sbaglia e chi paga

Mentre gli italiani votavano per confermare, visti i risultati, di non poterne più della sinistra e del centrosinistra, neanche a farlo apposta, si consumava sulla loro testa l’ennesima beffa del Governo sulle banche.

In Italia, si sa, il principio giuridico e morale del “chi sbaglia paga” vale solo per i poveri cristi, perché per il cosiddetto establishment non vale mai, o quasi. Non è la prima volta, infatti, che a fronte di qualche scandalo colossale del mondo bancario alla fine siano i contribuenti incolpevoli a dover pagare. Del resto basterebbe ripercorrere l’elenco dei dissesti degli istituti di credito che sono stati risolti con interventi di Stato, per farsene una ragione. Ma quello che più colpisce non è tanto e solo il ripianamento con soldi pubblici dei buchi, delle truffe o mala gestione che sia di qualche banca, ma che i veri colpevoli o non si trovino, o non si riesca a farli pagare davvero.

Infatti, nella nostra storia più o meno è sempre stato così e le condanne di questo e di quello, per via di cavilli o del malfunzionamento della giustizia, molte  volte si sono sfilacciate, ridotte, o addirittura dissipate. Tanto è vero che quasi sempre i “titoloni” sui sequestri cautelativi dei patrimoni da nababbo dei presunti colpevoli di turno, alla fine non hanno  trovato frequentemente  la conferma attesa.

Insomma, sia come sia gli scandali che costano al Paese e ai contribuenti cifre da capogiro, per un motivo o per l’altro, si risolvono in poco o niente in capo ai responsabili. Eppure quando lo Stato “vuole” e lo vediamo con il fisco e con Equitalia, riesce a portare via ai cittadini comuni anche la pelle, riducendoli al lumicino. Viene dunque da chiedersi il perché negli scandali bancari, primo, non si riesca quasi mai a ricostruire la vera catena dei colpevoli, secondo, non si legiferi ad hoc per poterli spogliare dei patrimoni accumulati indebitamente.

Va da sé, infatti, che i vari Tizio e Caio di turno attraverso escamotage noti e arcinoti, prima dei crac, riescano a nascondere o sottrarre alle maglie del fisco e della legge la gran parte dei loro beni. Ecco perché bisognerebbe innanzitutto legiferare ad hoc su questo tema, per sterilizzare all’origine gli strumenti utili a farla franca dopo aver commesso la qualunque. Insomma, basterebbe che anche in Italia valesse per davvero e per tutti il principio del “chi sbaglia paga”.

Al contrario, viene invece il dubbio per non dire di più, che siccome la catena dei presunti colpevoli di scandali arrivi spesso in alto, molto in alto, faccia comodo che tutto resti come è. Del resto, parliamoci chiaro, è impensabile che dietro dissesti del tipo delle banche venete, che ci costano più di una finanziaria, non ci sia una catena vasta di responsabilità, omissioni, compiacenze e distrazioni. Eppure tant’è e ancora una volta siamo al paga Pantalone, cioè tutti noi, ancora una volta i contribuenti, non bastasse Equitalia, saranno chiamati a risponderne.

Il segnale che arriva a questi signori del centrosinistra con il voto amministrativo è chiaro e forte. Basta persecuzioni fiscali, basta debito per colpa degli imbrogli e degli sperperi, basta spesa pubblica a go-go per un’immigrazione fuori controllo, basta con la scelleratezza del tassa e paga. Che piaccia o meno prima o poi si voterà, è questione di poco al massimo di qualche mese, il segnale politico è arrivato domenica scorsa, quello elettorale nazionale arriverà a fine legislatura.

Aggiornato il 27 giugno 2017 alle ore 12:10