Cantone: ancora diffidenza su whistleblowing

Non decolla il whistleblowing, le “soffiate” di dipendenti pubblici su condotte illecite di colleghi. A distanza di più di 4 anni dalla prima applicazione della disciplina, “l’atteggiamento che si registra rispetto all’istituto è ancora di una certa diffidenza: e ciò tanto nei vertici degli enti pubblici quanto in larghi strati di dipendenti e dell’opinione pubblica”.

Così il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, presentando il secondo monitoraggio nazionale sull’applicazione del whistleblowing in Italia realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione. Il rapporto indica un aumento delle segnalazioni, salite a 263 nei primi 5 mesi dell’anno rispetto alle 252 del 2017.

Tuttavia, ha sottolineato Cantone, “qualche dubbio emerge quanto alla loro efficacia: infatti la non corretta comprensione delle finalità dell’istituto ha determinato la necessità per l’Autorità di affermare la propria incompetenza ad amministrare molte di esse”. Come ad esempio quelle di discriminazione derivante dalla stessa attività di segnalazione, oppure riguardanti concorsi o progressioni di carriera, per le quali la competenza è dell’Ispettorato per la Funzione pubblica. E infatti i fascicoli aperti sono calati dai 174 del 2016 ai 141 di quest’anno. La maggior quota di “soffiate” arriva dal Sud (45%), seguono Nord (38%) e Centro (17%).

Da Regioni ed enti locali proviene la metà delle segnalazioni, che vanno dall’illegittimità nell’affidamento dell’incarico di portavoce all’affidamento di un appalto senza gara, dai concorsi pilotati alla richiesta di rimborso per spese legali da parte del comandante Per cambiare passo secondo il presidente dell’Anac è quindi “necessario che le proposte di legge già lo scorso anno segnalate continuino il proprio percorso legislativo, così che il Parlamento possa approvare entro questa legislatura una disciplina di dettaglio utile a concretare i principi stabiliti dalla Legge Severino”.

Il disegno di legge caldeggiato da Cantone è attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato (relatore Alessandro Maran) e “l’Autorità sta affiancando in modo informale tanto il lavoro delle Camere che l’attività della società civile per sostanziare i contenuti del ddl”.

Per Francesca Businarolo (M5S) il rapporto dell’Anac “disegna un quadro perdurante di pessima pubblica amministrazione”, cui “si oppone una forte volontà dei dipendenti pubblici e dei cittadini di voler contribuire a cambiare pagina”.

C’è, ricorda, “una legge dimezzata e quasi affossata in Senato perché gli emendamenti sono scaduti da ben sei mesi ed è ancora ferma in commissione: la legge sul whistleblowing, che nella sua natura originale prevede anche una ricompensa per chi segnala, misura che non è mai stata accettata, e ci auguriamo che venga riconsiderata”.

Aggiornato il 23 giugno 2017 alle ore 09:35