Cybersicurezza, lotta al terrorismo nell’agenda del Consiglio Ue

Il Consiglio affari esteri dell’Ue, riunito a Lussemburgo il 19 giugno scorso, ha fatto il punto sull’attuazione della strategia globale dell’Ue che sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo. Il comunicato stampa diramato alla fine della riunione, infatti, ricorda gli impegni già contenuti nel “Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa” pubblicato poco più di un anno fa dall’alto rappresentante della politica estera e sicurezza, Federica Mogherini.

Un anno in cui, purtroppo, non sono mancati gravi episodi di terrorismo internazionale, attacchi cyber, nuovi scenari geopolitici ed una crisi migranti sempre più preoccupante.

Il vertice dei ministri degli esteri ha affrontato anche il tema della cooperazione internazionale, centrale in aree come il Medio Oriente e il Nord Africa, i Balcani occidentali, la Turchia, il Sahel e il Corno d’Africa rinnovando, al contempo, l’importanza di interagire con organismi regionali e multilaterali, in particolare le Nazioni Unite, la Nato, il Forum globale antiterrorismo e l’Interpol.

Ma la riflessione non poteva non tener conto anche delle nuove sfide (esterne ed interne) in materia di sicurezza. Un settore, quest’ultimo, che ha visto mutare i propri obiettivi strategici a seguito della diffusione incessante della radicalizzazione on line e delle minacce ibride.

Il prossimo Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017 discuterà, in particolare, dell’Europa digitale con esplicito rifermento alla nuova strategia in materia di cybersicurezza. È ormai risaputo che le nuove sfide hanno orizzonti (e soluzioni) che sono ben lontane da quelle tradizionali. Non di meno, l’instabilità del vicinato orientale e meridionale dell’Ue continua a mettere in evidenza la necessità di adattare e aumentare le capacità dell’Ue come garante della sicurezza internazionale. All’interrogativo su cosa si può realmente fare, i leader europei dovranno essere più che mai convincenti, né basta un ordine giorno ottimista per rimandare decisioni che solo il Consiglio Ue potrà prendere.

I settori di intervento sono diversi e il lavoro da fare è tanto. Ne è un chiaro esempio la richiesta degli stati membri all’Ue per una strategia in materia di politica industriale accompagnata da un piano d’azione che includa misure concrete, come per esempio approvare rapidamente la proposta di proroga del Fondo europeo per gli investimenti strategici (cosiddetto “Piano Juncker”).

Si tratta, quindi, di un’occasione per compiere una seria riflessione anche sullo stato dell’Unione europea e guardare al futuro con realismo e oggettività. Allo stesso tempo, però, è innegabile quanto l’Unione Europea abbia scontentato tanti cittadini europei di fronte a fenomeni quali la globalizzazione degli scambi e degli investimenti, la crisi economica, le migrazioni epocali e il terrorismo internazionale. Ma questo non significa non aver lavorato per il bene comune, semmai si è sbagliato nel metodo e nelle priorità. Gli stati membri, i cittadini europei e tutti gli attori internazionali hanno bisogno di un’Europa forte e propositiva. La stessa Europa che l’Italia difende perché l’unica in grado di valorizzare le condizioni concrete dell’”unità nel rispetto delle diversità”, locuzione oggi più che mai attuale.

Aggiornato il 22 giugno 2017 alle ore 11:04