Bindi si candida per scacciare la mafia dal “bagnasciuga”

Non ricordo più quanto tempo fa le conclusioni di una delle solite inchieste sulla mafia, il suo potere e il suo proliferare fecero finalmente ridere, così da ripagarci almeno parzialmente dei molti pasticci, dei grossi costi e del discredito del diritto e delle pubbliche istituzioni che certe operazioni socio-mafiologiche ci ammanniscono, in aggiunta a quelle di una “giustizia di lotta” con inevitabili “lottatori”.

Fummo dunque informati che la mafia, mossa alla conquista dell’Urbe, era però rimasta “inchiodata” sul Litorale, ad Ostia e dintorni. Insomma si era riusciti a fare quello che Mussolini aveva proclamato alla vigilia dello sbarco degli Alleati in Sicilia, promettendo con comica burbanza e sicurezza: che sarebbero stati “inchiodati sul bagnasciuga”, termine che era andato a scovare per l’occasione in non so quale dizionario, per indicare la spiaggia. Per essere quindi ributtati in mare. Sappiamo come andò.

Ci fu così ammannita dalla colossale macchina di studio, valutazione, interpretazione e utilizzazione ai fini più disparati del fenomeno mafioso, quest’altra leccornia: la mafia balneare. Richiamandosi a quella scoperta della scienza mafiologica e nell’intento di ribaltare completamente la sorte dell’infelice pronostico mussoliniano circa la possibilità di “inchiodare il nemico sul bagnasciuga” per poi ributtarlo in mare, pare che Rosy Bindi si sia offerta di coronare la battaglia contro la “mafia da sbarco”, da tempo inchiodata sul “bagnasciuga”, ributtandola nelle onde del Tirreno. Credo che questa sia la vera ragione della sua candidatura al Consiglio municipale (circoscrizionale) di Ostia, essendo altrimenti un po’ strano che quello che nel linguaggio lecchino dei pennivendoli può essere definito un personaggio simbolo del contributo del Parlamento alla lotta dei Di Matteo, Bongiovanni, Saguto etc. etc., sia ridotta così a un ruolo “sotto-comunale”.

Ma, se dobbiamo dare retta alle indagini socio-mafiologiche che ci assicurano che la “mafia da sbarco” è rimasta lì sul “bagnasciuga”, che sarebbe poi la spiaggia dei vacanzieri domenicali della Roma periferica, in un ambiente godereccio, Rosy Bindi, con la sua carica suppletiva di rancore verso quello scenario di floride bellezze un po’ borgatare, caratterizzate all’omertà reciproca sulle imprese amatorie, in cui si anniderebbe la “mafia da sbarco” fallita nel suo obiettivo di dilagare nella Capitale, è il condottiero più adatto per l’operazione con la quale dal bagnasciuga si dovrà aggredire la mafia e, spaventata dalla Bindi, rigettarla in mare.

Vedremo come andrà. Ufficialmente quella candidatura sarebbe stata tirata fuori per combattere i Cinque Stelle, il partito del populismo, di cui si è scoperta la grave pericolosità, e dell’antipolitica. Ma io ricordo assai bene di aver inteso per la prima volta formulare in televisione i canoni più bolsi dell’antipolitica, la cui appropriazione da parte di Beppe Grillo era di là da venire. Canoni sintetizzati da una Bindi ancora un po’ acerbetta agli inizi della sua carriera politica, che, ricordo assai bene, fece queste proposte, anzi, intimazioni: deputati e senatori? Dopo due legislature vietato ricandidarsi. Presidenti del Consiglio e ministri? Si prende un imprenditore, si ricorre a dei manager di aziende. (Berlusconi non era ancora “sceso in campo”). Presidente della Repubblica? È chiaro! Si prende un magistrato! Oggi più o meno dicono questo i 5 Stelle. Non disse: “Circoscrizioni, Municipi delle grandi città? Si prende qualche bella ragazza...”. Un prudente ritegno per il suo avvenire.

Aggiornato il 21 giugno 2017 alle ore 10:02