Politica: tra ignoranza e impreparazione

Consapevole di non essere apprezzato (se mi va bene) da certi esponenti del nulla e del nuovo che avanza, ogni giorno che passa - e lo dimostrano i fatti, non le chiacchiere e gli slogan senza senso - mi convinco sempre più che gran parte della non credibilità della politica italiana sia dovuta anche alla sostanziale impreparazione di chi quella politica rappresenta.

Attenzione, la sostanziale ignoranza - istituzionale, normativa, politica e, perché no, anche culturale - non riguarda soltanto “i politici” (come amano affermare certi populisti d’accatto), ma anche chi intorno a quella politica si muove senza sapere cosa fare. Partiamo dal basso, dall’inizio del processo. Non temo di essere smentito se affermo che, per far parte del cosiddetto elettorato attivo, bisogna essere in grado almeno di capire - oltre a ciò che si sta facendo - perché si vota e come si deve fare ad esprimere la propria preferenza. Perché, ad esempio, se si viene informati che si può esprimere una preferenza sulla scheda elettorale o due (ma in questo caso un uomo e una donna) e poi tu indichi due uomini o due donne, vuol dire che non hai capito una mazza: è opportuno che tu possa decidere chi dovrà essere eletto?

Per carità, in nome della democrazia sembra essere tutto permesso: ma qui si parla del governo di un Comune, di una Regione o del Paese e a scegliere i rappresentanti sarebbe meglio che fossero soggetti aventi almeno un minimo di capacità cognitiva. Andiamo avanti. Sicuramente apparterrò ad un’altra generazione ma, in altri tempi, presidenti di seggio e scrutatori (per non parlare poi dei rappresentanti di lista) erano soggetti esperti che erano consci di ciò che facevano: non dico esperti, ma almeno conoscevano quel minimo di regolamento necessario per chiudere in modo dignitoso l’attività di un seggio. Oggi, invece, troppo spesso il primo che capita si ritiene in grado di presiedere un seggio o di scrutinare una scheda elettorale: i ritardi nella comunicazione dei risultati costituiscono la diretta conferma dell’incapacità di fondo di chi, per qualche decina di euro, crede di essere in grado di gestire uno dei momenti fondamentali della democrazia, quello del voto.

Aggiornato il 20 giugno 2017 alle ore 10:59