Cambiare rotta oppure saranno guai

La cosa che più colpisce perché ha davvero dell’incredibile è che, nonostante l’evidente insostenibilità della politica dell’accoglienza per come è stata fatta, nulla si cambia. Del resto che anche con il ministro Marco Minniti, alla fine della fiera, il problema sarebbe rimasto tale e quale si era capito. Sia chiaro, Minniti non è Angelino Alfano, ma un ministro per quanto esperto e accorto non basta. Non può bastare perché intorno alla nostra scriteriata politica delle braccia aperte senza limiti si è ormai creata una rete di interessi, potere, affari, talmente forte da fare venire la pelle d’oca.

Insomma, che l’Italia sia sospinta verso questo baratro inarrestabile è conveniente per molti, a partire da chi comanda in Europa. Del resto, parliamoci chiaro, se per uno strano e fantasioso gioco di geografia da domani la Sicilia diventasse la Corsica, oppure la Baviera, o qualsiasi altra regione dell’Europa che conta, l’immigrazione sarebbe bloccata.

Chiunque, infatti, sa bene che né la Francia né la Germania e così via, accetterebbero mai di subire un’invasione simile alla nostra. In quel caso scatterebbero misure straordinarie, provvedimenti dell’Onu, coinvolgimenti della Nato, per mettere in atto blocchi navali, respingimenti, azioni di contrasto contro il fiume di barconi in partenza. Non solo, ma si può essere certi che se il fenomeno avesse riguardato quelle nazioni e non l’Italia, persino le continue interferenze della chiesa sarebbero state censurate.

Francia, Germania, Austria e via dicendo non avrebbero mai accettato, infatti, lo stillicidio a favore delle partenze da parte del Vaticano. Insomma, solo con l’Italia tutto sta andando come non dovrebbe andare, ecco perché il mondo guarda, l’Europa se ne buggera, i trafficanti godono e le cooperative pure. Da noi non è questione di ministri, ma di forza politica, potere in Europa, autorevolezza internazionale, affidabilità economica e all’Italia manca ognuno di questi ingredienti, ecco perché siamo sotto botta.

Certo è che continuare così sarà un disastro sociale ed economico perché prima o poi la protesta dei territori, delle periferie, delle città, si trasformerà in ribellione. Del resto sparpagliare incessantemente centinaia di migliaia di sconosciuti che vagano per il Paese finendo quasi sempre nelle mani sbagliate non può portare altro che guai. Rischiamo di pagare prezzi altissimi per tale scriteriatezza e continuando così tra qualche anno ce ne accorgeremo, purtroppo.

Aggiornato il 16 giugno 2017 alle ore 12:35