Una roadmap a guida italiana su ambiente e sostenibilità

Già prima che iniziasse il G7 di Taormina il Presidente degli Stati Uniti d’America non lasciava intendere buone speranze: “Propenso a comprendere le posizioni europee, ascoltare chiaramente quello che i leader europei hanno da dire, ma gli Usa non onoreranno più le parti non vincolanti dell’accordo di Parigi”.

Solo un paio di giorni più tardi, lo stesso presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, a margine della conferenza stampa finale del vertice manifestava la delusione di tutti i leader europei al cambio di rotta deciso da Donald Trump. Ma la posta in gioco è troppo alta e l’Accordo di Parigi, oltre ad essere un’opportunità economica per la prosperità e la crescita dei singoli Paesi, è un laboratorio mondiale di diplomazia troppo importante per esaurirsi in questo modo. L’Italia, le cui doti diplomatiche sono ben riconosciute anche dagli stessi americani, ha deciso perciò di rilanciare il progetto. Perché se uno scontro istituzionale non giova a nessuno, una rivisitazione sul futuro in materia ambientale non solo è auspicabile ma, addirittura, necessaria.

Il G7 sull’Ambiente di Bologna dell’11 e 12 giugno 2017 è stata la dimostrazione che attorno ai temi ambientali si gioca una sfida molto più ampia, ovvero il tipo di società che immaginiamo. Se è vero che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia immediata e potenzialmente irreversibile, allo stesso tempo, però, si è compreso che finalmente bisogna investire (e garantire) l’accesso a tutti alle nuove energie rinnovabili, le uniche in grado di eliminare la povertà energetica in modo definitivo. Un messaggio chiaro e dal tempismo perfetto.

Il documento finale del vertice, quindici pagine in totale, si apre con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, seguito dal paragrafo sui cambiamenti climatici in cui gli Usa ribadiscono che, pur restando fermi sulle proprie posizioni, si impegneranno a ridurre le emissioni sui gas serra ma con iniziative autonome, fuori dagli accordi di Parigi. Insomma, se non è stata vittoria, un pareggio è innegabile.

Gli obiettivi di Parigi, per l’Italia e l’Ue, rappresentano quindi obiettivi di lungo periodo che si innestano solamente se aiutate da buon senso e pragmatismo governativo. L’Europa politica, che di certo non gode di buona salute in questi anni, ha inteso che la sfida sul clima si vince sul tempo.

Per contro, i cittadini europei, hanno ormai ben chiaro come la sostenibilità energetica, la politica climatica e le nuove energie non siano solo una questione riservata ai burocrati di Bruxelles, ma incidono direttamente sulla qualità della vita.

Il ministro Gian Luca Galletti al termine del vertice ha concluso dicendo che “poteva essere un G7 della rottura ed invece è stato il G7 del dialogo”. Ancora una volta l’Italia si è dimostrata il Paese della diplomazia.

Aggiornato il 12 giugno 2017 alle ore 22:26