Il caos regna sovrano in Italia

martedì 13 giugno 2017


Dopo i risultati delle amministrative dell’undici giugno, i teorici delle coalizioni elettorali hanno ripreso pigolo, usando una classica espressione dialettale toscana. Ciò soprattutto in considerazione della batosta, a mio avviso del tutto prevedibile, rimediata dal Movimento Cinque Stelle, escluso dai ballottaggi delle maggiori città in cui si è votato. Occorre però rammentare che viviamo all’interno di un sistema democratico sempre più caotico, specchio fedele di una società che sembra aver perso la bussola del buon senso, in cui a ogni livello di rappresentanza esiste un meccanismo elettorale diverso. E in un simile caos calmo ciò che accade nelle elezioni comunali, nelle quali vengono premiate le aggregazioni politiche, non può replicarsi in quelle parlamentari nel quale vige, a meno di miracoli dell’ultima ora, il regime sostanzialmente proporzionale del cosiddetto “Consultellum”. Un regime elettorale, quest’ultimo, che scoraggia le citate aggregazioni.

Ma non basta. Anche sul piano più squisitamente politico la caotica frammentazioni delle impostazioni programmatiche non lascia ben sperare circa la possibilità di aggiustare il coccio rotto di un bipolarismo che, almeno finora, ha sempre dato luogo a una sorta di alternanza obbligatoria fondata sul fallimento di chi governava. E se a sinistra il riformismo renziano dell’uomo solo al comando appare inconciliabile con molte componenti della nebulosa che si richiama all’esperienza dell’Ulivo, a destra la dicotomia tra una Lega ancora fortemente lepenista e antieuropea e una Forza Italia da tempo folgorata sulla via di un ragionevole pragmatismo risulta insuperabile sul piano di un eventuale governo nazionale.

D’altro canto, se è pur vero che non esiste alcuna legge elettorale in grado da sola di conferire a un Paese la necessaria stabilità politica, appare altrettanto innegabile che la cronica mancanza di accettabili quanto omogenee regole del gioco non aiuta di certo un già molto confuso corpo elettorale nelle proprie scelte, forzandolo a cambiare continuamente direzione all’interno di un sempre più tempestoso mare magnum in cui l’incertezza del domani regna sempre più sovrana.


di Claudio Romiti