Negri: “Marianna? Un progetto nuovo per l’area liberale e radicale”

giovedì 25 maggio 2017


Mandare a casa i vecchi partiti tradizionali e allo stesso tempo combattere l’antipolitica e il multiculturalismo. Marianna è questo. Non è interessata né alle proposte del MoVimento 5 Stelle, né ai sovranisti, né gravita nell’orbita del Pd. Il movimento creato da Giovanni Negri - giornalista, scrittore ed ex radicale - strizza un occhio al neopresidente francese Emmanuel Macron. La sua ricetta per far ripartire il paese fa perno sull’identità occidentale e liberale del nostro paese e su una rivoluzione della giustizia. Un sistema che costa ogni anno all’Italia il 3% di Pil. Il suo è un progetto politico a-ideologico e post grillino. Negri spiega così la sua paura più grande: “Non mi preoccupa Beppe Grillo. Mi preoccupa un paese che rischia di regalare il 30% delle proprie speranze a Grillo e quando avrà capito che le proprie aspettative sono mal riposte, rischia di avere un rigurgito di rivolta. Quella sì che preoccupa”.

Il suo nuovo movimento si chiama Marianna, perché questo nome?

La Marianna è un simbolo che evoca molte cose. Un simbolo che storicamente parla di libertà, fratellanza e uguaglianza. Il simbolo dei valori illuministi, della rivoluzione liberale e della rivoluzione francese. Per molti di noi è un simbolo che affonda la sua storia nel primo partito radicale.

Quali sono i punti nevralgici del vostro programma?

Abbiamo messo in campo un’iniziativa che faccia da sponda a un movimento politico a-ideologico. Siamo quello che facciamo. La Marianna è ciò che fa e non vuole qualificarsi per scale di valori, programmi tanto voluminosi quanto inconcludenti. Ma le sue iniziative sono molto, molto precise. In particolare le due azioni prioritarie sono quelle sul tema della giustizia e sulla convivenza in Europa. Sulla riforma della giustizia intesa come unica misura economica in grado di garantire una ripresa del paese.

In che senso?

Senza una rivoluzione della giustizia civile e amministrativa l’Italia perde ogni anno 3 punti di Pil. Mentre dall’altro lato abbiamo un’iniziativa che riguarda la convivenza in Europa, le migrazioni e il mondo globale in cui viviamo. Tutto questo culminerà a novembre con un prestigioso convegno internazionale il “Forum dei musulmani laici”. Un progetto volto ad affermare i diritti della donna e la libertà religiosa anche nelle comunità di culture diverse.

Che vuol dire parlare di musulmani laici?

In Europa la convivenza e la sicurezza può essere garantita solo se si affermano principi come quello della libertà religiosa e dei diritti della persona. Quindi con l’espressione “musulmani laici” intendiamo tutto il dibattito su come si vive nelle comunità musulmane e dei migranti in Italia e in Europa. Questi sono i due principali filoni del nostro programma.

C’è altro?

Sì, un’idea che fu di Ernesto Rossi: l’esercito del lavoro. Secondo cui in tempi di crisi e di depressione economica, se lo Stato deve intervenire, non lo fa con bonus elettorali o reddito di cittadinanza, ma lo fa in cambio di manodopera, di braccia, di forza lavoro. Questo è l’esercito del lavoro.

Con chi correreste alle prossime elezioni? Possibili alleanze?

Noi non siamo obbligati ad andare alle elezioni, non nasciamo con una vocazione elettorale. Ma riteniamo che dal grande fiume carsico delle idee e delle battaglie di libertà, che è quello della famiglia liberale e radicale in Italia, debba nascere qualcosa di nuovo e adeguato ai tempi. Non c’è ansia elettorale di nessun genere.

Tra le iniziative esistenti sul nostro panorama politico c’è qualcuna che vi incuriosisce?

Tra le iniziative interessanti c’è chi come Stefano Parisi sta preparando un cartello elettorale, un progetto teso ad affermare contenuti sui quali abbiamo convergenze molto forti: giustizia, economia, un approccio liberale in genere che ci pare necessario. Non siamo interessati né alle proposte del MoVimento 5 Stelle, né ai sovranisti, né gravitiamo nell’orbita del Pd.

Che differenza esiste tra un liberale di destra e un liberal di sinistra? Esiste ancora una dicotomia destra-sinistra o è anacronistico parlare di questo?

Francamente nel mondo odierno credo che il confronto vada fatto sui contenuti delle diverse proposte. La differenza destra-sinistra è anacronistica.

Un esempio?

Io mi proclamo europeista e proprio per questo sono in disaccordo con chi dice l’Europa va bene così com’è. Credo che un’Europa come quella che abbiamo sia destinata a morire. In quanto europeista credo in una profonda riforma dell’Ue. Ma c’è chi si proclama europeista e la pensa in modo diverso da me. Quindi come vedi le differenze si trovano nelle analisi e nei contenuti concreti più che sui richiami ideologici alla destra o alla sinistra.

Il suo movimento strizza un po’ l’occhio a Macron?

Certamente la Marianna con Macron ha in comune una cosa: la convinzione che le famiglie politiche tradizionali, anche della seconda repubblica in Italia, abbiano fatto il loro tempo e non sono più spendibili per un progetto di speranza per il futuro. Il ruolo vero di Macron è stato quello di mandare in soffitta la funzione storica, invecchiata dei partiti come quello Socialista e Gollista. Allo stesso modo io credo che il tradizionale centrodestra e il tradizionale centrosinistra italiani siano arnesi del passato.

Capita molto spesso che i partiti tradizionali non rappresentino più l’elettorato. Come fermare l’antipolitica e l’astensionismo?

Intanto tracciando un grande confine tra la politica e l’antipolitica. Noi crediamo nella politica e nelle istituzioni. La storia radicale dimostra come il paese possa essere cambiato nutrendo di politica, di passione e di amore per la politica la vita civile e cambiando in questo modo le istituzioni. Non è mai stato il “vaffa” la nostra politica, non è il “vaffa” che può cambiare niente.

Quali rischi?

Ma più che per l’antipolitica io sono preoccupato dal dopo antipolitica. Non mi preoccupa Beppe Grillo. Mi preoccupa un paese che rischia di regalare il 30% delle proprie speranze a Grillo e quando avrà capito nel giro di mesi che le proprie aspettative sono mal riposte, rischia di avere un rigurgito di domanda di autorità, di uomo forte, di forconi e rivolta. Quella sì che preoccupa e fa paura. Ciò che mi preoccupa in sostanza è il dopo grillo. Il nostro è un movimento per il dopo Grillo.

Tornando un momento indietro al discorso sui musulmani laici. Lei è favorevole al multiculturalismo?

Noi pensiamo che l’Europa è già di fatto un continente multietnico. Ma non crediamo al multiculturalismo. Siamo per un’Europa multietnica, necessariamente diversa da quella dei nostri nonni. Crediamo nei valori di un’Europa democratica, liberale e occidentale. Esattamente come accade negli Stati Uniti. Un paese multietnico, ma non multiculturale. La cultura europea va preservata ed è parte integrante della nostra identità.

Il suo movimento si è aperto al web con “Ordigno”. Ce ne può parlare?

“Ordigno” è un’invenzione straordinaria. La dimostrazione che può esistere una possibilità di voto elettronico certificato garantito da regole che non derivano da terze posizioni e da santoni che certificano il voto. È l’antitesi del sistema Casaleggio, dove apparentemente si vota online, ma poi chi dice come sono andate le cose è un signore di una società privata. Con “Ordigno” si può votare e, in caso di tentativo di manipolazione del voto elettronico, il file è automaticamente distrutto e si risale alla responsabilità di chi ha tentato di alterare l’andamento del voto. È stato creato per la prima volta in Italia un sistema attraverso il quale non solo i tanti partiti, ma anche le comunità locali hanno a disposizione uno strumento insindacabile. Uno strumento che consente consultazioni, lasciando le persone a casa, che attraverso un pc, possono far pesare il proprio pensiero e le proprie volontà. Per questo “Ordigno” davvero una svolta.


di Michele Di Lollo