L’informazione se ne va a Milano

L’informazione? A Milano. Dal primo novembre di quest’anno gran parte della redazione di Sky Tg24 sarà trasferita da Roma alla capitale lombarda. Dopo mesi di trattative, anche aspre, è stato raggiunto l’accordo con i giornalisti e i dipendenti per lo spostamento da via Salaria al nord nel quadro della riorganizzazione del gruppo Sky Italia. La contropartita sono alcune proposte a sostegno del personale coinvolto nel trasferimento. Il supporto economico avrà validità 3 anni anche al fine di venire incontro alle esigenze familiari.

L’operazione ha riguardato circa 300 trasferimenti e 200 esuberi. Lo smantellamento delle redazioni romane si preannuncia pesante: redattori e tecnici del Tg5, diretto da Clemente Mimun, si appresterebbero a lasciare la capitale secondo insistenti voci provenienti da Milano e la stessa fine farebbero i 15 redattori del quotidiano Libero.

Quello di Sky costituisce, secondo i Cdr di Stamparomana, un pericoloso precedente per un’azienda con i profitti in crescita e il cui telegiornale rappresenta un’eccellenza nel quadro della produzione del gruppo. La riorganizzazione ha indubbiamente un pesante impatto sociale sui dipendenti e sulle aziende dell’indotto.

Mantenere la centralità produttiva nella capitale ha sempre rappresentato una garanzia per il pluralismo dell’informazione, pilastro della democrazia. Negli anni Ottanta non c’era quotidiano o periodico nazionale che non avesse un ufficio di riferimento a palazzo Marignoli in piazza San Silvestro. L’arrivo del digitale ha spostato i termini della raccolta e diffusione delle notizie ma se Milano rappresentava il luogo ideale per i dati economici ed europei Roma costituiva la sede più ampia per le informazioni delle istituzioni (Parlamento, Viminale, Quirinale, Corte costituzionale, Csm Palazzo dei Marescialli, Vaticano, Fao, Ambasciate, sindacati, imprenditori).

L’allarme è scattato a Roma anche per Tg5 quando si sono fatte insistenti le voci e le indiscrezioni che nella cittadella di Cologno Monzese si stavano allestendo una sala regia e un padiglione per altre redazioni non milanesi. Il riferimento a Roma era palese. Già nel mese di aprile i sindacati delle Rsu (rappresentanze unitarie sindacali) avevano chiesto all’azienda di invertire l’ordine del giorno degli incontri sostituendo la discussione sul contratto integrativo a quella sui trasferimenti. La proposta era stata respinta dai vertici di Mediaset. In assenza di risposte chiare giornalisti e tecnici si sono mobilitati e nel corso di una affollata assemblea presso la sede romana del palatino da dove si trasmette il Tg5 e lavorano circa 200 dipendenti sono stati approvati 3 giorni di sciopero a partire dal 25 maggio. La proposta di astensione dal lavoro è stata approvato con 101 sì e un astenuto.

Ufficialmente l’azienda nega decisioni in merito ma per i sindacati il piano di trasferimento del Tg5 e delle news a Milano c’è. In una nota i giornalisti del Tg5 (Clemente Mimun è direttore dal luglio 2007, primo giornalista a dirigere tre telegiornali comprendendo Tg2 e Tg1 della Rai) considerano “irricevibile qualsiasi ipotesi di trasferimento in blocco della redazione e della messa in onda del Tg5 da Roma a Milano mentre è necessario valorizzare il ruolo del centro palatino come cittadella dell’informazione nel cuore della capitale”.

Nel piano triennale, osservano, non sono chiarite le modalità per raggiungere l’obiettivo di 123 milioni di efficienze organizzative, ovvero i risparmi che dovrebbero interessare anche il settore delle news che ha già realizzato sostanziali incrementi di produttività”.

Secondo i giornalisti in questi 25 anni di vita (il Tg5 fu fondato da Enrico Mentana, Emilio Carelli, Lamberto Sposini, Cristina Parodi) Mediaset ha costruito “il proprio successo di impresa e la credibilità nelle news grazie a due forti presenze produttive e giornalistiche a Milano e a Roma, rafforzando nel segno dell’italianità la dimensione nazionale e istituzionale di una realtà aziendale privata, capace di rappresentare una vincente alternativa al servizio pubblico”.

In un’epoca di mutamento e progresso tecnologico come quello attuale la qualità dell’informazione continua ad essere garantita dalla professionalità e dalla presenza di giornalisti in grado di seguire sul campo e riferire in forma diretta e puntuale i grandi fatti del Paese. L’ipotesi di trasferimento della redazione romana, precisa il Cdr, sarebbe un grave errore soprattutto in un momento “così intenso della vita politica italiana con le istituzioni impegnate in un complesso percorso di riforme e tante scadenze elettorali in arrivo”.

Resta così confermato il pacchetto di 3 giorni di sciopero condividendo con altre testate attive nelle hard e nelle soft news di Mediaset la necessità di mantenere i due poli di Milano e Roma trovando altre soluzioni per i progetti di riorganizzazione produttiva.

Aggiornato il 23 maggio 2017 alle ore 14:08