Maria Falcone al Csm:

"Commossa" per aver ascoltato "le parole più belle che una sorella possa sentire", ma insieme scossa "perché non posso fare a meno di pensare alle sofferenze che quest'aula ha inflitto a Giovanni": così si definisce Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci, quando prende la parola alla fine del plenum del Csm presieduto dal capo dello Stato.

Di quelle decisioni del Csm che "condizionarono" la vita di suo fratello ne ricorda in particolare una, perché da allora "Giovanni cominciò a morire": la bocciatura della sua candidatura alla guida dell'Ufficio istruzione di Palermo. "Ricordo ancora il suo scoramento: su un foglietto aveva annotato i nomi di chi aveva votato si e no e anche i nomi dei traditori" dice Maria Falcone, raccontando la reazione del fratello ai consiglieri che gli comunicarono la decisione a lui sfavorevole: "Mi avete abbandonato, adesso la mia morte è più vicina". "Andò così: cominciò la delegittimazione, ci fu l'attentato all'Addaura e tutto il resto" aggiunge. Oggi però "la storia ha fatto giustizia" conclude la sorella del magistrato, invitando a ricordarlo per il suo "grande senso delle istituzioni", anche come "patriota italiano".

Il metodo di lavoro di Giovanni Falcone era "dinamico con la convinzione - condivisa con altri colleghi, tra cui Paolo Borsellino, di quanto fosse importante il lavoro in pool, e la scelta del maxiprocesso per condurre in giudizio, condannare e sanzionare globalmente il mondo della mafia, muoveva da questo proposito". Sono state queste le parole con cui presidente Sergio Mattarella ha aperto il Plenum straordinario del Csm. "Inizialmente non compresi da qualcuno, i suoi criteri rispondevano pienamente al carattere della funzione del magistrato. Aveva ben presente il valore dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura. Anche per questo era attentissimo, per la credibilità dello Stato e della Magistratura, alla consistenza degli elementi di prova raccolti. Non a caso, diceva che occorre distinguere un'ipotesi di lavoro da elementi che sorreggano l'esercizio dell'azione penale. Questo scrupolo - ha concluso Mattarella - conferiva alle sue inchieste grande solidità nella verifica dibattimentale".

Aggiornato il 23 maggio 2017 alle ore 14:19