Pli, la lettera-sfogo  di Edoardo de Blasio

Caro direttore, confermo con estremo stupore e rammarico di aver ricevuto, in maniera assolutamente inopinata, un provvedimento del collegio dei probiviri del Partito Liberale Italiano, che, con argomentazioni assolutamente mendaci e prive di ogni fondamento, ha deliberato di espellermi dal partito senza neanche accennarmi e assicurarmi alcun tipo di difesa e di contraddittorio, in spregio ai più elementari principi previsti, sia dalle norme statutarie che dalla legge e dalla Costituzione.

Ribadisco inoltre che tale provvedimento sia ovviamente frutto della corrente politica avversa capitanata dagli attuali vertici del Pli e che trae fondamento da una rappresentazione assolutamente falsata e artefatta di fatti accaduti tra il martedì 28 febbraio e i primi giorni del mese di marzo, relativi a un mio tentativo legittimo di portare alla sede nazionale del partito nuove adesioni per aumentare i miei consensi come candidato alla segreteria nazionale del Pli in vista del suo 30esimo Congresso nazionale. Ben 267 le persone coinvolte e a cui è stata negata l’adesione al Pli, di cui 150 nella provincia di Napoli, 9 nella provincia di Caserta, 8 nella provincia di Avellino, 29 nella provincia di Roma, 46 nella provincia di Bergamo, 18 nella provincia di Brescia, 4 nella provincia di Mantova, una nella provincia di Modena e due nella provincia di Ravenna, tutte riconducibili alla mia corrente politica interna al Pli composta sia da nuovi iscritti che dai rinnovi di vecchi associati, avvenuta il giorno 16 di marzo durante la riunione della Direzione nazionale e, come nel fatto precedente, con argomentazioni false, infondate e prive di collegamento logico e giuridico. Ratifico infatti di aver dato ampio mandato ai miei legali di tutelarmi in tutte le sedi più opportune.

Proprio in virtù di quanto scritto è necessario arrivare ad alcune deduzioni politiche come fatto nell’articolo di Martina Cecco, pubblicato in data primo aprile sul “Secolo Trentino” e che come già evidenziava attraverso il titolo, “Congresso Pli: le elezioni spaventano, spuntano candidati blindati ed epurazioni”, prova che ci sia qualcosa di oscuro e interessante dietro a quello che sto subendo politicamente in queste ultime settimane. Ritengo infatti che la manovra politica abbia non soltanto come protagonisti l’attuale presidente Stefano de Luca, il segretario nazionale Giancarlo Morandi e la quasi totalità dei membri della Direzione nazionale del Pli, ma anche un suo recente “acquisto” politico come nuova iscritta al partito: la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco, membro dell’ex Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi, poi ex Forza Italia di Silvio Berlusconi, poi ex Conservatori e Riformisti (oggi Direzione Italia di Raffaele Fitto), e oggi approdata al Pli deluchiano. Una lunga e decennale carriera politica fatta di continue migrazioni come se ne discute da altrettanto tempo in Italia e come riportava alcuni giorni fa “Il Messaggero” con il titolo “Cambi di casacca boom e l’effetto proporzionale”.

A mio avviso ci sono molte cose che si agganciano e s’inseriscono perfettamente nella vicenda di cui sono stato e sono tuttora vittima politica, come se fossero tante tessere di un puzzle, di poco valore si intende, perché il puzzle stesso del Pli a conduzione deluchiana è del tutto irrilevante dal punto di vista politico. Vent’anni il prossimo luglio, due decenni di interminabili fallimenti politici ma che mi fanno arrivare a delle ipotesi interessanti. Ricordando, a chi non lo sapesse, questo totale insuccesso dal punto vista elettorale in termini di risultati circa la partecipazione del partito alle elezioni politiche del 2006, del 2008 e del 2013, aggiudicatario di percentuali che vanno tra lo 0,03 e uno 0,29 per cento, e terminando con uno schiacciante 0,08 per cento. Si tratta di numeri paragonabili a dei prefissi telefonici piuttosto che a degli esiti politici degni di nota.

Ora mi accingo a scrivere una mia predizione, come se fossi un veggente o un esperto di astrologia. Credo che la mia esclusione dal Congresso nazionale del Pli, previsto la prima volta per la fine di aprile, la seconda alla fine di maggio e adesso come apprendo dal sito stesso del Pli per la metà di maggio, sia una strategia ben ordita tanto quanto quella della non accettazione delle 267 adesioni di cittadini liberi e liberali che volevano partecipare attivamente al rilancio di questo storica sigla e che si sono visti chiusi in faccia la porta senza nemmeno la restituzione delle relative quote giacenti sul conto corrente del Pli dal 28 febbraio scorso. Penso in ragione di questo descritto che si voglia far vincere il Congresso alla senatrice in questione, senza rischiare di essere battuti politicamente e pubblicamente dal sottoscritto. Affermo questo perché senza la mia candidatura, che in termini assoluti contava sulla forza di maggioranza elettorale attiva ai fini congressuali, non perché sono giovane e piacente come dettomi più volte dall’ex segretario nazionale del Pli dal 1997 al 2014, e oggi presidente dal 2014, l’ex onorevole Stefano de Luca, ma per ovvi meriti politici acquisiti in sei anni di dura gavetta e militanza nel Pli. Tanto è vero quel che dico che ho ricoperto fin dalla primavera del 2011 quasi tutte le cariche elettive associative, sia territoriali che nazionali, passando perfino ad incarichi nazionali una tantum, e che poteva essere di ovvio intralcio a delle strategie politiche di stampo verticistico presumibilmente elaborate anche perché in prossimità delle elezioni politiche del 2018.

Nei fatti, e non a parole, sono stato - fino alla mia recente espulsione dal Pli - “l’uomo forte” in termini elettorali (lo testimoniano i dati del ministero dell’Interno presenti nell’archivio storico elettorale). Quando venni candidato come sindaco di Roma per il partito nel 2013, totalizzai quasi 1000 voti di preferenza, andando anche oltre al risultato del partito stesso, riportando nella realtà delle cose il maggior numero di preferenze in una qualsiasi elezione amministrativa a cui abbia mai partecipato un iscritto liberale del Pli dal 1997 a oggi.

L’epilogo di questa che è per me una dolorosa vicenda, sia umana che politica, avrà per lo meno degli esiti attraverso la giustizia italiana, tenendo conto e qui vorrei puntualizzare che non sarà un risultato a favore di un ex dirigente, militante e uomo, e a sfavore del Pli come partito che ho nel cuore, ma un giusto chiarimento nei confronti di una situazione non democratica, illiberale e del tutto padronale che viene perpetrata da vent’anni in maniera sistematica da alcune persone. Sono altresì certo che se la mia ipotesi politica corrispondesse al vero, non consentirà alla futura leader del Pli, la senatrice Bonfrisco, un suo accordo elettorale per entrare in coalizione nella compagine di centrodestra attraverso le solite manovre di Palazzo. Nonostante l’ipotetico tentativo che si appresterà a fare per “questo Pli”, sono certo che non troverà le candidature per qualcuno degli attuali vertici associativi e/o per tentare di confermare la propria. Verrà quindi tutto vanificato quel che è accaduto fino a oggi e non produrrà le poltroncine istituzionali all’interno del Parlamento italiano che si andrà a eleggere il prossimo anno. Se è così come penso, non è questo il vertice politico adeguato al partito che ho amato per sei anni; non sono queste le premesse di un vero e genuino rilancio del Pli come avevo in mente di fare e non sarà mai una nuova e vera casa per tutti i liberali italiani che dal successivo periodo di “Mani Pulite” sono alla perenne ricerca di una associazione realisticamente liberale e identitaria. Non è con giochi di prestigio personali che si potranno portare avanti le dovute riforme liberali di cui l’Italia tutta ha urgentemente bisogno.

Edoardo de Blasio

Aggiornato il 08 maggio 2017 alle ore 13:06