Sanità del Lazio: i conti non tornano

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, con grande enfasi e un po’ di propaganda (manca meno di un anno alle prossime elezioni), ha annunciato che finalmente dopo dieci anni il Lazio ha quasi azzerato il disavanzo. Secondo i dati citati da Zingaretti, il disavanzo del 2016 sarebbe sceso a 164 milioni di euro, la metà dell’anno precedente e, per il secondo anno consecutivo, al di sotto del 5 per cento del fondo sanitario regionale, ragion per cui si può avviare la pratica per uscire fuori dal commissariamento. Non solo, ma proprio in virtù di questi numeri il governatore del Lazio annuncia l’assunzione di circa tremila persone nel campo della sanità, di cui per la metà nuove assunzioni e per l’altra metà stabilizzazioni di precari.

L’enfasi è tanta che Zingaretti, per dimostrare il grande lavoro fatto dalla sua amministrazione, paragona questo dato a quello del 2006, quando il disavanzo raggiungeva la vetta di quasi 2 miliardi, invece di far riferimento al 2013, l’anno del suo insediamento, quando ha trovato un disavanzo sanitario già calato a 670 milioni. Durante la sua amministrazione il disavanzo è stato abbattuto di 500 milioni e Zingaretti dimentica di ricordare che “il lavoro sporco” è stato fatto, con il commissariamento del 2007, dalle due amministrazioni precedenti.

Soprattutto, il presidente della Regione Lazio dimentica di dire che il disavanzo è diminuito non perché la spesa sanitaria sia diminuita, ad oggi è pari a circa 11 miliardi esattamente uguale a quella degli anni 2007-2008 quando il disavanzo era di quasi 2 miliardi, ma perché il fondo sanitario del 2016 rispetto al 2013 è aumentato di circa 500 milioni, uguale alla cifra di contenimento del disavanzo.

Non solo ma, l’anno scorso, con il riconoscimento dell’adeguamento Istat della popolazione, pratica iniziata dal Lazio quasi dieci anni fa, la Regione si è vista riconoscere 376,6 milioni in più rispetto al fondo sanitario e 340 posti letto in più, che sono stati distribuiti a macchia di leopardo, per accontentare alcuni potentati locali, invece di concentrarli in alcune strutture ospedaliere di frontiera con diversi territori i cui pronto soccorso scoppiano. L’unica vera misura di contenimento della spesa in questi anni è stato il blocco del turn-over, dal 2008 al 2016 il personale nel campo sanitario è sceso di 9.138 operatori con una diminuzione del costo complessivo pari a 366 milioni di euro.

La verità è che invece di approfittare dei fondi in più per fare una vera riforma strutturale del sistema sanitario regionale, a partire dal riordino della rete ospedaliera, Zingaretti ha solo fatto operazioni di immagine, con grande bravura, ma in questo avvantaggiato anche dalla mancanza di un’opposizione degna di questo nome, e lo stato della sanità è sotto gli occhi di tutti. Non solo i pronto soccorso vanno in crisi abbastanza spesso perché vengono presi di assalto per mancanza di drenaggio da parte delle strutture mediche del territorio e per mancanza di posti letto, ma preoccupa soprattutto il dramma delle liste di attesa, che per alcune analisi delicate come le tac arrivano a sette, otto, dieci mesi. Molti pazienti del Lazio ormai vanno a fare queste analisi fuori regione, tanto che la voce della mobilità sanitaria passiva è negativa ed è aumentata in questi ultimi anni.

Tutta la propaganda della Regione, tipo “va tutto bene madama la marchesa”, cozza poi con il fatto che i cittadini del Lazio pagano l’addizionale Irpef più alta di tutte le altre regioni italiane, anche di quelle commissariate per la sanità e in piano di rientro. L’aliquota massima è infatti pari al 3,33 per cento, senza contare quella dei comuni, rispetto a quella della Campania del 2,3 per cento, della Sicilia dell’1,73 per cento, di Abruzzo, Puglia e Toscana dell’1,73 per cento, dell’Emilia-Romagna del 2.33 per cento, del Friuli dell’1,73 per cento, solo per fare alcuni esempi. Per non parlare poi dell’indebitamento complessivo della Regione Lazio che ha raggiunto la cifra monstre di quasi 30 miliardi di euro, come certificato dalla Corte dei Conti nel giudizio di parifica.

Aggiornato il 08 maggio 2017 alle ore 13:18