Spalle ai muri

Un aforisma, un commento -“Per gli inglesi la Comunità europea era diventata stretta, una vera camicia di forza. Per questo hanno deciso di allargare la Manica”.

Muri, barriere e confini chiusi si stanno moltiplicando, dimostrando, ancora una volta, che la natura umana, nonostante il vistoso progresso scientifico e tecnologico di cui tanto ci vantiamo, non è cambiata. La difesa dei confini della propria nazione da invasioni più o meno minacciose è un tema su cui i partiti politici e gli stessi governi mettono in gioco il consenso elettorale. Il cuore della questione è l’ancestrale pulsione verso la difesa del proprio status quo, ossia la tacita sensazione che il luogo in cui siamo nati e cresciuti sia il centro del mondo, quanto meno del nostro mondo, e che, dunque, esso vada difeso da qualsiasi contaminazione che possa modificarlo.

La conseguenza è che ogni evento negativo che provenga dallo straniero in casa nostra viene ingigantito e assunto come prova della necessità di bloccare l’ingresso di altri stranieri, mentre gli eventi positivi che provengano dalla stessa origine vengono del tutto trascurati. Tutto ciò è umanamente comprensibile e, per giunta, va sottolineato che vi sono Paesi, come l’Italia, in cui il fenomeno migratorio è amministrato con tale inettitudine da giustificare la più ampia preoccupazione.

Tuttavia, la costruzione di muri o la chiusura dei confini nazionali costituisce una soluzione del tutto illusoria e sicuramente arcaica come ci ricorda la lunghissima Muraglia cinese, risalente al III secolo a.C., che non riparò affatto la Cina dall’invasione dei mongoli. Il Muro di Berlino, 12 chilometri di cemento e 130 di filo spinato nonché 130 torri armate di mitraglia, è stato spesso superato e comunque, dopo 28 anni, è sparito. In situazioni belliche ovviamente i muri possono avere qualche funzione, come è accaduto in Israele con la “barriera di separazione” eretta dal 2002 per 700 chilometri, che ha avuto un certo successo nel contenere l’infiltrazione di terroristi. Ma non è sempre così, come dimostra il destino della possente Linea Maginot, bellamente aggirata dalle divisioni tedesche nel 1940. Il costosissimo muro che il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha intenzione di erigere fra Usa e Messico, nonostante la sua efficacia momentanea, in breve entrerà nell’infinito elenco dei fallimenti.

Il caso della Brexit è solo apparentemente diverso perché, in realtà, nell’animo di un inglese su due, la sua finalità è esattamente la difesa dei confini nazionali non solo dall’“invasione” dei migranti ma anche, se non soprattutto, dall’“invadenza”, pur limitata, della sovranità europea continentale.

In definitiva, muri e isolazionismi si nutrono di una natura umana che sempre si oppone ai rimescolamenti delle carte quando queste riguardano territori e tradizioni locali, culture e abitudini. Ma la Storia non si ferma comunque, come dovremmo sapere bene noi italiani che, in fatto di cinte murarie a difesa di feudi e comuni, principati e ducati, siamo stati certamente fra i massimi testimoni al punto di aver vissuto l’unità d’Italia con la stessa fatica con la quale affrontiamo ora quella europea, per non parlare della globalizzazione.

Aggiornato il 08 maggio 2017 alle ore 13:27