Le toghe e il golpe  nel terzo millennio

Una volta a fare “il golpe” (parola ispano-americana che indica certi eventi di tutto il mondo) erano generali e colonnelli “le sciabole”. Oggi, nel Terzo millennio, sono i magistrati, i Pm, i giudici. Golpe delle toghe.

Quando andai avanti al Tribunale di Palermo a testimoniare nel processo Andreotti, Scarpinato, attuale Procuratore generale, agitando una copia di giornale, mi minacciava di non so quale incriminazione dicendo “Lei ha parlato di golpe dei giudici!”. E io a dirgli che non era esatto. “È sotto giuramento, badi a quello che dice”. E io: “Certo, stia tranquillo! Non ho parlato di golpe dei giudici. Ho scritto un libro con quel titolo su quell’argomento!”. Sembrò calmarsi un poco. Ma forse era solo stupefatto.

Sono passati decenni. Quella che allora sembrava una mia arrogante baggianata, è oggi un’eventualità che pochi possono negare. E a parlare del fatto che si va verso il potere politico delle toghe, ad affermare che “in Italia sta nascendo una società giudiziaria. Ci deve preoccupare questa concezione autoritaria della vita pubblica” non è un Mauro Mellini qualsiasi, ma nientemeno che Luciano Violante, e non in uno sfogo con qualche amico, ché deve pur averne, per la mancanza di riconoscenza per i suoi trascorsi di leader indiscusso del fronte giustizialista, ma, nientemeno, in una “lectio magistralis” alla “Normale” di Pisa.

Né si tratta solo di “tendenze”, né il fenomeno è solo italiano. Dal Sudamerica, patria dei “golpes” dei generali e dei governi golpisti, giunge notizia in Europa, anche se assai poco se ne parla e se ne sa qui in Italia, di un golpe indiscutibilmente giudiziario in Venezuela. Dove il capataz Nicolás Maduro, erede di Hugo Chávez, si è liberato in un sol colpo di quanto rimaneva della democrazia, dopo aver perso le elezioni, con una sentenza della locale magistratura che ha annullato le competenze dell’Assemblea nazionale stabilendone “el traspaso” al Tribunal Supremo de Justicia, con poteri eccezionali da questo concessi al capataz Maduro. Un golpe in piena regola contro le “regole” costituzionali dettate a suo tempo dallo stesso Chávez. La magistratura chavezzista e madurena ha accolto un cervellotico ricorso quando le elezioni hanno dato l’“esito sbagliato”, facendo saltar “la legalidad con todo tipo de argucias” come scrive “El Pais”, giornale spagnolo. Che è dalla stampa straniera che possiamo sapere queste cose. Non è davvero un caso che stampa e televisioni italiane poco o nulla ne parlino e che da esse non avremmo avuto la minima notizia di un “golpe delle toghe”: solo delle manifestazioni popolari di protesta, consumate in un altro Continente. I magistrati, anche quelli stranieri sono da noi intangibili, irresponsabili, e hanno sempre ragione “con todo tipo de argucias”.

Chávez era il dittatore tipo sudamericano “rivolucionario”, populista, anti-Usa. Il suo erede, Maduro, ne è la brutta copia con venature (almeno) di sospetti di narcotraffico. Anche in Venezuela, dunque, le toghe sono con i populisti (se proprio così li dobbiamo chiamare). La differenza con l’Italia è che da noi sono i “populisti” a stare con le toghe. E là fanno il golpe in piena regola. Da noi ancora no. Ma “el punto de no ritorno”, come “El Pais” definisce quanto è avvenuto in Venezuela, superando ogni tentativo di mediazione, compreso quello del Vaticano, non è, neppure da noi, così lontano.

Aggiornato il 08 maggio 2017 alle ore 13:37