La sentenza europea:   islamizzazione Italia

Gli analisti ora prevedono una migrazione epocale verso l’Italia di uomini e donne di fede mussulmana, ma non da Africa e Medioriente, bensì dai Paesi nordeuropei che stanno introducendo nel proprio corpus giuridico leggi che vietano pratiche islamiche sui posti di lavoro. Soprattutto le aziende di Olanda, Germania, Danimarca e Norvegia hanno celermente provveduto a recepire la nuova norma, ispirata dall’ultima sentenza della Corte di giustizia europea, che vieta il velo islamico sul posto di lavoro. A questo va aggiunto che le comunità turche di Olanda, Germania e Danimarca da anni combattono per far sindacalmente accettare alle grandi aziende che “la giornata di lavoro venga coniugata con le esigenze ed i tempi da dedicare alle pratiche islamiche. Si apre la via per vietare le pratiche di fede musulmana sul posto di lavoro - fa notare un responsabile sindacale olandese - fortunatamente nel Sud Europa non c’è questa rigidità”.

“Il divieto di indossare un velo islamico, se deriva da una norma interna di un’impresa privata che vieta di indossare in modo visibile qualsiasi segno politico, filosofico o religioso sul luogo di lavoro, non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali” recita la Corte di giustizia europea, pronunciandosi così sull’annoso caso della donna musulmana che venne licenziata nei Paesi Bassi per essersi rifiutata di togliersi il velo sul posto di lavoro.

Secondo indiscrezioni, le comunità musulmane del Nord Europa avrebbero già iniziato a sondare, tramite parenti e referenti religiosi, le modalità con cui trasferirsi in Italia, Grecia, Spagna e sud della Francia. Una sentenza che potrebbe davvero fare la differenza, dividendo l’Europa in un Nord omogeneamente cristiano-protestante ed un Sud in cui dovrebbero convivere cattolici e musulmani. E c’è già chi paragona l’Europa mediterranea a una sorta di gigantesca Gerusalemme, ove non sarebbero da escludersi futuri scontri tra musulmani e cattolici, variegando il tutto anche con intemperanze verso le comunità israelite italiane e spagnole. Può l’immediato futuro non regalarci una grande Gerusalemme?

Secondo John Dalhuisen (direttore del programma di Amnesty International per l’Europa e l’Asia), “la deludente sentenza della Corte offre ai datori di lavoro più margini di manovra per discriminare donne e uomini sulla base delle loro credenze religiose”. Ma altri fanno notare come questa sentenza, unita al crescente numero di sbarchi sulle coste italiane, stia davvero trasformando l’Italia in una gigantesca favela, dove gli scontri etnico-religiosi potrebbero trasformare molte città in ghetti che renderebbero impossibile le indagini di polizia e l’identificazione dei residenti.

Obiettivo della sentenza Ue e delle nuove norme sarebbe smantellare Schilderswijk a l’Aia e Neukölln in Germania. Nella capitale olandese, a l’Aia, sorge “sharia wijk”, il distretto della sharia, che ha reso Schilderswijk impermeabile a ogni forza di polizia: creando i ben noti problemi sull’accertamento dell’estremismo di terza e quarta generazione, soprattutto il rigetto verso l’integrazione. Anche in Germania dove sorge il più grande ghetto d’Europa, a Neukölln, s’avverte la necessità di smantellare questi insediamenti e di convincere popolosi gruppi familiari a migrare verso zone meno evolute dell’Ue.

Chi studia il fenomeno reputa che l’80 per cento sceglierà l’Italia che, pur recependo gran parte delle normative europee in tema bancario e manifatturiero, si conferma l’unico Paese europeo che non intende chiudere le frontiere a una sempre più massiva migrazione. Del resto l’islamizzazione del Paese sembrerebbe dietro l’angolo, con la differenza che, da un lato, la laicizzazione italiana non prevede (anzi respinge) sempre più i simboli del cattolicesimo, mentre l’islamizzazione occupa sempre più spazi comuni, favorita da aperture e delibere delle amministrazioni locali (soprattutto del Meridione). Sicilia, Puglia e Campania in testa, dove sempre più spesso vengono vietate processioni in onore dei santi locali e allestite manifestazioni per far conoscere la presenza della fede musulmana sul territorio. In molti si chiedono se questo possa comportare un decadimento delle nostre conquiste sociali, soprattutto per quanto riguarda la libertà, i rapporti uomo-donna. E forse queste domande verranno poste dall’Italia proprio alla Corte europea.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:45