Non si chiama Merlino, si chiama Angelino

venerdì 10 marzo 2017


Ha sbagliato nome Paolo Gentiloni, il Mago dell’immigrazione non è Merlino ma Angelino, infatti è stato Alfano a inventarsi la magia di “Mare Nostrum”.

È da “Mare nostrum” che la situazione è precipitata in un cul-de-sac scellerato, disperato e pericoloso. Dunque il Premier corregga il tiro quando invoca la bacchetta magica, perché se è vero che oramai il guaio è compiuto, è altrettanto vero che ce lo siamo cercato. Con “Mare Nostrum”, che per onore del vero porta l’incipit di Enrico Letta, oltreché di Alfano, abbiamo infatti dato il via al più grande esodo migratorio verso le nostre coste.

Fu proprio per quella operazione che partì il messaggio, tanto sbagliato quanto scriteriato, di una accoglienza illimitata, incontrollata e assicurata in Italia. Ecco perché da quel momento il flusso migratorio non solo è aumentato progressivamente, ma si è identificato in una fuga indiscriminata di tutto e tutti. Del resto, non è un caso che dalle verifiche risulti che solo una minima parte dei migranti accolti sia in fuga da guerre e persecuzioni e dunque abbia diritto all’asilo. Insomma, da noi arriva chiunque; anzi, siamo noi che andiamo a prenderli per introdurli in Italia senza poi avere uno straccio di progetto vero sull’accoglienza, il controllo e la gestione del fenomeno.

Perché, a dirla tutta, il disastro reale che abbiamo combinato è stato quello di non sapere programmare né accoglienza, né controllo, né integrazione, né soprattutto l’eventuale espulsione. Ecco perché arrivano, forniscono spesso dati anagrafici fasulli e poi in larga parte fuggono dai centri, sparpagliandosi per l’Italia come sconosciuti, abbandonati e sbandati. In buona sostanza è un pataracchio rischioso, che sta creando non solamente tensioni sociali al limite della rivolta, ma problemi di costi e di gestione enormi, considerata la ristrettezza dei nostri conti pubblici.

È chiaro, infatti, che riempire i territori d’immigrati intruppandoli in centri disorganizzati, con tempi di attesa enormi per un’identificazione certa che quasi mai può arrivare, è semplicemente scriteriato. Oltretutto gran parte di questi immigrati o fugge dai centri clandestinamente, o finisce in pasto alla malavita, o protesta per le condizioni di vita talvolta disumane, affidate ai loschi affari delle cooperative di gestione create ad hoc per sfruttare il fenomeno. Come se non bastasse, per fronteggiare l’emergenza e offrire assistenza ai profughi, si è stravolto il già precario sistema pubblico dei servizi sociali. Per questo motivo sulle case, sulla sanità, sulle provvidenze locali, si stanno inevitabilmente e in qualche modo sottraendo diritti agli italiani.

Ecco perché la protesta dei cittadini sale sempre di più, per non parlare dei rischi sulla sicurezza territoriale che sono cresciuti esponenzialmente. La verità è che siamo finiti, anzi ci siamo cacciati scriteriatamente, in un guaio epocale dal quale non sappiamo, non possiamo e soprattutto non vogliamo uscire. Invocare l’Europa più che risibile è inutile; l’Europa non ci considera, ci ha sempre lasciati soli, le espulsioni sono difficilissime, i costi salgono e gli afflussi pure. Oltretutto questi afflussi non finiranno, perché nei luoghi di partenza le guerre e i focolai purtroppo resteranno per chissà quanto tempo ancora. Ecco perché servirebbe un blocco navale, un programma di aiuti in loco, un messaggio forte di stop alle partenze organizzate dai criminali scafisti. Altro che Mago Merlino, basterebbe un po’ di buon senso e determinatezza, altrimenti continuando così i guai cresceranno e saranno dolori.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca