La foto dell’ego del mancato ducetto

A volte basta solo una foto, soltanto una foto, a rivelare pienamente le caratteristiche che animano il soggetto fotografato. Se si guarda attentamente la foto fatta durante il recente viaggio negli Usa di Matteo di Rignano sull’Arno ci si accorge che non c’è solo il piccolo Napoleone italiano, in piedi, di spalle di fronte a uno stadio che sembra stracolmo di spettatori. C’è tutto il suo essere che è quello di considerarsi grande, indispensabile, unico, dinanzi al quale le folle non possono non essere che plaudenti e felici. Ma c’è anche l’esatto contrario come quello d’essere un piccolo uomo che usa messaggi subliminali per presentare una realtà che vive solo nella sua testa.

La foto, se viene ingrandita con strumenti idonei, mostra uno stadio più che semivuoto. Quella foto, quindi, è bugiarda e il nostro continua ad essere l’imbroglione che ormai conosciamo bene perché ha riempito l’Italia di frottole e menzogne varie. Lui sembra scambiare terribilmente la realtà con i suoi sogni e li scodella, senza ritegno, convinto che si possano e debbano realizzare. Così ha fatto col referendum del 4 dicembre che ha voluto lui, super convinto di poterlo vincere alla grande, per essere incoronato in modo indiscutibile “padrone” dell’Italia.

Solo uno come lui poteva utilizzare quella foto chiaramente falsa. Solo lui poteva essere capace di presentarcela per, come si dice in Calabria, “allampare i viddani” (sbalordire la gente di campagna) com’è sua prassi costante. L’ultimo esempio c’è lo ha dato quando parlando dei problemi del padre ha esclamato che “se è colpevole chiedo il doppio della pena” ben sapendo che la pena per un reato non la decide lui ma è quella prevista dal codice penale vigente. Quindi è stata solo e soltanto una smargiassata senza il rischio di pagare dazio.

Ma a lui interessa sbalordire chi lo ascolta e, quindi, ha fatto né più né meno di quanto fatto prima del 4 dicembre, quando pensò fosse opportuno dire che, se avesse perduto la partita, non solo si sarebbe dimesso dal ruolo di Premier ma avrebbe addirittura lasciato la politica come dichiarò anche la sua avatar, tale Maria Elena “Etruria”, che interrogata dalla Annunziata rispose che non c’erano dubbi sul loro abbandono della politica.

In pratica quella foto che ci ha spinto ad una riflessione è la conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ma noi siamo ormai più che stanchi e non riusciamo più a sopportare bugie, menzogne, iperboli e i suoi “issimi” appiccicati a tutto. Ed è per questo che pur non sopportando il D’Alema, redivivo, ci sentiamo di applaudire i suoi sforzi tesi a liberare il Partito Democratico dall’infezione renziana che, oltre ad essere il frutto di un egocentrismo smisurato è anche il prodotto di un qualunquismo da bar dello sport che ha visto l’apice quando parlava di “seggiole” in meno al Senato e di riforma che riduceva i costi e i posti alla politica. E a noi non ci resta che cantargli “te c’hanno mai mannato a quel paese?”. Beh, sarebbe ora che ci andasse.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43