I grillini che querelano con il motore di ricerca

Esposti e querele con il metodo Google. Metti il nome di Roberta Lombardi da una parte e quello del cronista Jacopo Iacoboni de “La Stampa” dall’altra e ti vengono fuori decine di articoli. Poi, senza neanche leggerli, li metti tutti insieme e fai un esposto all’Ordine dei giornalisti di Roma per propagazione di “notizie false e tendenziose”. Che consisterebbero nell’aver dato “notizia di accuse che hanno danneggiato la reputazione e la dignità”.

È questa la maniera a Cinque Stelle di intimidire la stampa che li critica. E ieri è stato descritto sul sito de “La Stampa” da un esilarante articolo dello stesso Iacoboni, che spiega anche perché l’Ordine regionale del Lazio, lo scorso 6 febbraio, ha respinto al mittente il tutto: nel dossier costruito con il motore di ricerca c’erano persino articoli che parlavano di “cittadini lombardi”. E certo Google non fa differenza. Se poi non ti leggi le ricerche…

Il metodo postmoderno 3.0 dell’intimidazione al diritto di cronaca dei grillini è fatto così: è grottesco. Ma è altrettanto pericoloso. Anche perché per loro lavorano intere reti televisive che ormai non hanno più alcun pudore di celebrare ogni sera processi mediatici basati su stralci di verbali o intercettazioni ambientali, di solito anche di significato molto ambiguo. Se non equivoco. Ma facendoli recitare ad attori, e interpretare da maestri del giustizialismo, costoro riescono nello scopo di alzare un po’ l’audience e incutere timore a questo o a quel partito politico.

Tra i sacerdoti di questa esegesi del nulla, oltre a noti giornalisti che hanno costruito la propria fortuna sul giustizialismo, non mancano mai esponenti a Cinque Stelle che oramai dividono il mondo tra buoni e cattivi. Giornalisti inclusi. Per fortuna che ogni tanto il diavolo si dimentica il coperchio dopo aver costruito la pentola: l’esposto all’Ordine dei giornalisti di Roma della Lombardi docet.

Purtroppo però c’è poco da ridere: chi non ha Dio dalla sua parte in questa Italia dell’impazzimento globale come regola, prima o poi nella mannaia di questa gente rischia di caderci. E se questo può essere rassicurante per chi ha fatto del grido bracardiano “in galera!” il proprio motto, per tutti gli altri c’è poco da stare tranquilli. C’è anche una parziale riprova.

Questo clima sta esasperando gli avvocati e in genere gli esperti del diritto. Così che può capitare in un credito formativo che una persona di rango come il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, parlando di errori giudiziari, venga tradito da un lapsus freudiano chiedendo a gran voce il risarcimento. Ma da parte del giornale che ha dato risalto all’inchiesta. Invece che da chi l’errore, riportato a volte pedissequamente, lo ha generato. E cioè i Pm di questa o quella inchiesta, come avviene di norma.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:47