Alfano e la “casetta dei moderatini”

Notiziona: dopo tre anni e mezzo il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano si scioglierà per dare vita ad un nuovo soggetto che, pur confermando la propria collocazione politica (sigh), ambisce a costruire la nuova vera casa dei moderati. L’obiettivo è quello di dare uno spazio a tutti quei milioni di italiani che non si riconoscono nel Partito Democratico ma che nel contempo non accettano la convivenza con Matteo Salvini.

A caldo verrebbe da pensare a quanto sia difficile analizzare la morte e resurrezione di un partito come quello di Alfano, della cui nascita non si è accorto quasi nessuno. Però questo sarebbe uno spernacchiamento gratuito e non è carino irridere in questo modo l’avventura politica di un signore che, volente o nolente, è stato il frontman “senza il quid” di un’intera area per gentile imposizione di Silvio Berlusconi (che di lì in poi di cooptazioni ne avrebbe sbagliate molte altre).

Che spernacchiamento sia, dunque, ma motivato: Alfano definisce l’esperienza di Ncd piena zeppa di ottimi risultati ma non riusciamo proprio a scorgerli, ad esempio, nelle percentuali elettorali che lo hanno visto in posizione di pressoché totale irrilevanza. Che adesso il buon Angelino voglia vendere quest’operazione disperata come un’opportunità offerta a chi non si riconosce nel Pd e nella Lega, costruendo uno spazio politico per tutti quei milioni di connazionali che hanno questo comune sentire e aspettano il Messia, ci sembra una roba ardita. Angelino parla di grande casa dei moderati ben sapendo di essere in procinto di realizzare un monolocale in cui ci possono stare larghi anche pochi intimi. Perché gli italiani dovrebbero sentirsi rappresentati da Alfano proprio adesso? Perché ha cambiato nome al Nuovo Centrodestra? L’argomentazione è deboluccia.

È un tentativo da ultima spiaggia - e Alfano lo sa bene - fatto per provare ad avere forza contrattuale e nuova verginità politica utili a pietire seggi così da poter tenere uniti i suoi che disperano di potersi permettere anche il tugurio dei moderatini.

È una trovata evocativa che prova ad ingenerare nell’uditorio la convinzione che questi fantomatici moderati esistano davvero e che si collochino in posizione equidistante dalla Lega e dal Pd, i nuovi nemici da sfruttare per marcare le differenze e far dimenticare agli elettori di essere stato alleato con entrambi in epoche diverse e a seconda delle convenienze.

Il povero Angelino cerca di fare l’agente immobiliare che tarocca i metri quadri calpestabili per spuntare un prezzo favorevole ben sapendo però che questa è l’unica chance a disposizione per tornare ad accucciarsi sotto Berlusconi (magari buggerandolo un’altra volta) e provare così a forzare i veti della Lega che del “Coniglio mannaro” proprio non ne vuole sapere.

L’alternativa è il “rompete le righe, si salvi chi può”, fenomeno già in atto nel suo recinto nato debole a causa della mancanza di un vincolo ideale che tiene in piedi il suo movimento liquido fondato su un’operazione di palazzo nata e pasciuta in Parlamento allorché un manipolo di parlamentari (con relativi sottopanza territoriali) si inchiodarono alla cadrega pensando di sguazzare il più possibile nella grande coalizione nata a valle delle elezioni del 2013. E l’ostinazione verso il potere fu tale da costringerli al paradosso di chiamarsi Nuovo Centrodestra, pur essendo organicamente alleati con il centrosinistra. Dicevano che si trattava di un fatto contingente (nulla è più definitivo del provvisorio) e spergiuravano di voler influire sull’operato del Governo per rappresentare quell’area cattolica che non si arrende al relativismo e tutela le famiglie combattendo strenuamente nelle istituzioni essendo l’ago della bilancia. Poi ha vinto la Cirinnà. Ma evidentemente Alfano era impegnato a sognare orde di moderati con la bava alla bocca che, osannanti, urlavano il suo nome.

Sempre che Berlusconi non abbia una botta di generosità e a patto che Salvini tenga il punto, consegneremo presto alla storia la sua vicenda politica per poi ritrovarla sotto la voce “trasformismo”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44