Le facce della politica   tra vitalizi e dintorni

La questione dei vitalizi è solo una delle facce insopportabili della politica e della classe parlamentare, che anno dopo anno la stanno rendendo sempre meno presentabile. Alla gente infatti risulta incomprensibile, specialmente oggi, come e perché i parlamentari debbano godere di privilegi da corte imperiale, antistorici, antipatici e antieconomici. A partire dagli emolumenti, che restano inspiegabilmente alti, tutto il trattamento è realmente eccessivo senza ragione.

Senza ragione perché in realtà l’unica esclusività vera, della quale dovrebbero godere i parlamentari, è quella dell’immunità nella loro azione politica. Al contrario, invece, mentre sull’immunità originale dell’articolo sessantotto della Costituzione si sono fatte modifiche, oltretutto discutibili, su tutto il resto solo pannicelli caldi. Ridicoli i tagli ai compensi, ai privilegi, alle facilitazioni esclusive, ai vantaggi enormi riservati a chi rappresenta il popolo. Ma delle difficoltà del popolo non patisce niente, nemmeno per sbaglio.

Tra Camera e Senato, infatti, i politici vivono in una sorta di paradiso terrestre come fossero tutti piccoli imperatori. Non fanno file per i servizi, non si dannano per avere ascolto in banca, per svolgere una pratica, non hanno problemi per viaggi, biglietti, visite mediche e quant’altro. Ancora oggi ci domandiamo perché tutto ciò debba continuare, oltretutto in modo sempre più contrastante con la vita e con le difficoltà di ogni cittadino elettore. Si dirà che i parlamentari fanno le leggi, decidono la sorte di tutti, rappresentano la sovranità costituzionale.

Bene, anzi male, innanzitutto la sovranità la rappresentano per delega; decidere per tutti non significa assegnarsi privilegi sulla testa di tutti, mentre sulle leggi prodotte e la quantità di lavoro sorvoliamo per carità di patria. Come se non bastasse, l’Italia ha il pessimo primato di una classe politica vastamente inquisita e caratterizzata da un’onestà tutt’altro che specchiata...

Dulcis in fundo, la preparazione media dei nostri politici è disarmante sotto tutti i profili, a partire da quello culturale che certo non contribuisce a farla apprezzare. Difficile, infatti, apprezzare manifestazioni di così tanta ignoranza su troppe cose, quando proprio preparazione, cultura e conoscenza dovrebbero essere gli elementi di rassicurazione verso i cittadini.

Ecco perché c’è tanta indignazione contro i privilegi parlamentari, contro diritti che sanno più di monarchia che di democrazia, contro la mancanza di quell’esempio che proprio da lì dovrebbe venire. Insomma, stiamo messi male, per questo fra politica e Paese la frattura diventa sempre più grande, allarmante, rischiosa. Del resto, quando il popolo si distacca con tanta indignazione dai propri rappresentanti, inevitabilmente viene meno quella piena legittimazione politica e morale che il Parlamento deve avere in ogni democrazia.

Serve che la classe parlamentare si renda conto, serve che si dia una regolata, serve che faccia autocritica, serve che dia l’esempio con una grande stagione di autoriforma e ridimensionamento. Solo così si potrà restituire al Parlamento quella piena dignità che i politici rivendicano, quella dirittura apprezzata dalla gente, quella stima civile e popolare senza la quale non c’è immunità che tenga, almeno intellettualmente. Per questo sui vitalizi vecchi e nuovi, sui privilegi, sui compensi, sui vantaggi, bisogna intervenire subito e in modo incisivo. Non farlo rappresenterebbe non solo un affronto alle difficoltà e ai sacrifici della gente, ma la conferma di essere così distanti da tutto da non meritare altro che la pubblica indignazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44