Un nemico in comune   per M5S e magistrati?

Vi siete mai domandati perché i pentastellati che sbraitano e cercano di mordere “chi capita, capita” nel mondo politico, tra i parlamentari e gli amministratori eletti, non dicono mai una parola sui magistrati, la loro carriera, le loro retribuzioni (di cui pure saranno anch’essi stati vittime), sulla loro invadenza?

Penserete: magari perché dicono di essere “diversi dagli altri”: deputati, senatori, sindaci (!), “parlamentari diversi”. Poiché non vi sono magistrati “targati” Cinque Stelle non hanno da evidenziare le magagne che, dunque, vale la pena denunciare, perché sono “la loro diversità”.

È un arzigogolo anche un po’ grottesco, che al più potrebbe dimostrare l’incapacità di questi signori di farsi carico d’altro che non sia la loro portata e oggetto della loro “concorrenza”. Ma non credo sia così. Piuttosto è da ritenersi che politicamente si “sentano dalla stessa parte” e che, in fondo, i grillini vedano in una certa magistratura, quella indiscutibilmente costituita in partito, quella “lottatrice”, qualcosa che definire “loro maestra” non è poi né sbagliato né malevolo.

I Cinque Stelle sono (a parte la definizione alquanto abusata di “populisti”) l’antipolitica. Ma non sono il partito che dell’antipolitica possa vantare il monopolio. Matteo Renzi ha cercato addirittura di appiopparci una riforma costituzionale ispirata all’“antipolitica”. Ma i magistrati, e non solo quello di loro una volta definito “il più amato dagli italiani”, Antonio Di Pietro, li hanno preceduti tutti, imponendo la loro “antipolitica” con vere presunzioni di colpevolezza e a suon di manette.

I Cinque Stelle, in fondo, sono nati di lì. Con la pretesa di rappresentare l’antitesi di quella “politica sporca”, di essere senza peccato originale, i “diversi da tutti”. Prendete la loro campagna per la riduzione dell’indennità parlamentare e per il taglio dei “vitalizi” per gli ex deputati e senatori. Certo, si dirà “onestamente” misurano tutti con il loro metro, non si dà stipendi e pensioni a chi non fa che cavolate. Ed è una “battaglia” che fa effetto sull’ignoranza della gente. Ci tornerò sopra. Ma qui e ora mi pongo (e vi pongo) una domanda: perché non dicono una parola sugli stipendi, che so, dei magistrati? Forse perché troppo difficile è conoscere complicazioni tali da rappresentare una sorta di segreto di Stato (anche di questo ne riparleremo)?

Nossignori. In realtà i Cinque Stelle sono, per cultura (cioè subcultura) e per obiettivi (e questo è il punto) i compari del “Partito dei Magistrati”. Li accomuna, lo abbiamo già detto, l’“antipolitica”. Ma, in particolare, l’antiparlamentarismo, che è proprio di tutti gli autoritarismi più o meno fondati sullo sfruttamento di istintive reazioni popolari. Ci sarebbe da aggiungere altro. Ma una cosa è da dire subito: tutto ciò è estremamente pericoloso. Si potrà scherzare sull’ignoranza e la stupidità telematica dei Cinque Stelle e sulle gherminelle dei magistrati in carriera politica. Ma è scherzare con il fuoco.

Il “populismo”, se così lo vogliamo chiamare, si combatte in un solo modo: con una buona politica. E lo stesso si dica per quel che riguarda l’invadenza e il “terrorismo giudiziario” di certi magistrati. Presto a dirsi. Meno facile trovare chi saprà farlo!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:47