Tutti liberi?

Da quello che si è visto in questi giorni, l’aria di coesione non tira da nessuna parte e la sensazione è che, quest’anno o all’inizio del prossimo, ci si avvii a un voto politico con tutti liberi. Del resto il tripolarismo, tale o presunto, sta vivendo una fase di crisi così profonda da rendere assai difficile l’idea di una qualche compattezza politica. Nel Movimento Cinque Stelle il caso Roma, che secondo noi è solo all’inizio, non potrà non avere effetti sull’elettorato e se, come possibile, gli sviluppi dovessero peggiorare, per Beppe Grillo saranno guai.

Il centrosinistra si avvia con Matteo Renzi alla sua ennesima mutazione politica, che produrrà nuove sigle e nuovi gruppi, mentre il centrodestra è in balia di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, infatti, non solo ancora non decide, ma ogni giorno lascia intendere qualcosa di diverso dal giorno prima e il problema non è la leadership. Silvio in realtà è combattuto fra la chimera delle larghe intese e la possibilità di ricreare un polo di centrodestra. La leadership è solamente la scusa più plausibile per tenere aperte le due opzioni, in attesa di capire quanto potrà valere in termini elettorali il partito renziano. Va da sé, infatti, che se Renzi alla fine della guerra nel Partito Democratico restasse con un consenso alto, vicino al venticinque per cento, l’obiettivo di una larga intesa in grado di arrivare al fatidico quaranta per cento non sarebbe peregrino. Viceversa, se Renzi fra liti, spaccature, scissioni e quant’altro si attestasse intorno al venti per cento, le larghe intese sarebbero morte o quasi.

Ecco perché il Cavaliere tentenna e si barcamena con un motivo o con un altro. Sbaglia secondo noi; sbaglia non solo perché Renzi è inaffidabile, ma perché ogni volta che Silvio ha dato retta ai democristiani è stato imbrogliato, almeno politicamente. Oltretutto, mai come ora l’unità del centrodestra potrebbe davvero superare la soglia del quaranta per cento e vincere facile. Del resto basta guardare i numeri, quelli di Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Raffaele Fitto e ovviamente Forza Italia, per non contare le sigle più piccole e l’eventuale recupero degli astensionisti di centrodestra. Insomma, le condizioni per una coalizione vincente, alternativa alla sinistra e a Grillo ci sarebbero tutte, per questo Berlusconi sbaglia ad ascoltare chi gli è vicino e lo consiglia diversamente.

Staremo a vedere, certo è che in mancanza di fatti nuovi è probabile che si arrivi al voto, ognun per sé e Dio per tutti. Nell’attesa il Paese scivola sempre di più e paga la politica di Renzi che fra spot, regali elettorali, bonus e mancette, ha lasciato a Paolo Gentiloni quarantacinque miliardi di ulteriore debito. Debito che l’attuale Premier non potrà contrastare, vista la precarietà del suo Esecutivo. Peggio di così non poteva essere per l’Italia e gli italiani. Prepariamoci dunque a quella che sarà la più lunga e difficile stagione elettorale; e a un voto che mai prima d’ora sarà stato così importante e decisivo per il futuro del Paese.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:10