Suicidio: ma quale “madre coraggio”?

venerdì 17 febbraio 2017


Non amo Roberto Saviano ma anche un orologio guasto due volte al giorno fa l’ora esatta. E stavolta l’ha segnata quando ha chiesto di legalizzare la marijuana. Altro che queste “madri coraggio”, sia pure in perfetta buona fede, che vivendo in un paesino dove tutti si conoscono, dal maresciallo della finanza al parroco, passando per il farmacista, ha pensato di fare un favore al figlio.

Però che la “brillante operazione” di polizia , su richiesta della stessa madre, sia riuscita e il paziente sia morto è quello di cui veramente importa adesso. Se tuo figlio si fa le canne non chiami la polizia, i carabinieri o la finanza. Ma gli dai un paio di schiaffi e lo porti dallo psicologo. Meglio un drogato potenziale vivo che un ragazzo morto.

Non ci voleva molto a capire che a quell’età, svergognato prima davanti ai compagni di classe, poi davanti alla madre, un ragazzo fragile può fare anche la più assurda delle cose: togliersi la vita. A volte lo fanno per una pagella piena di brutti voti. Figuriamoci per l’etichetta di drogato da sopportare in un piccolo paese.

Ieri qualche giornale ha chiamato “madre coraggio” questa signora che anche in Chiesa ha ringraziato la Guardia di finanza. Neanche Muccioli padre avrebbe osato tanto. Madre coraggio? Sulla pelle del figlio? Siamo al culmine della follia dell’ideologia para-proibizionista. Siamo tutti fuori dalla realtà.

Dieci grammi di hashish sono una sciocchezza. Il ragazzo poteva correre il rischio di diventare un drogato fra dieci anni? Magari però si fermava all’hashish. O magari neanche a quello. E comunque campava almeno altri dieci anni. Facciamola finita, quindi, di esaltare mediaticamente una cosa tragica.

In questa storia hanno sbagliato tutti: la madre, la scuola, persino le forze dell’ordine. Che non si devono prestare ad agire privatisticamente. Quanto costa al contribuente questa cosa? E il risultato? Dieci grammi di hashish sequestrato e una giovane vita stroncata? Paradossalmente è proprio il giovane suicida quello che ha sbagliato di meno. La prossima volta che la chiamano per un ragazzino che si fa le canne, la GdF farà meglio a dire alla mamma di turno che le forze dell’ordine non sono i Servizi sociali.


di Rocco Schiavone