Il Festival del Pd

giovedì 16 febbraio 2017


Passato il Festival di Sanremo con il suo totale squallore, ha fatto irruzione nelle case degli italiani lo spettacolo altrettanto squallido del partito del “Pifferaio Fiorentino”, il quale è riuscito a far approvare dalla direzione del Pd il suo ordine del giorno con tutte le conseguenti polemiche sollevate da parte degli sconfitti, che erano minoranza e tali sono rimasti.

Io mi auguro che Matteo Renzi in sede di assemblea non formalizzi le sue dimissioni, altrimenti alla chiarezza (invocata da tutti) si sostituisce la più grande confusione. La7, che ha ripreso l’altro giorno tutta la patetica scena, ha dimostrato, contrariamente al silenzio ipocrita della televisione di Stato, lo stato confusionale in cui si trova il Partito Democratico. La verità comunque è un’altra e nessuno la vuole ammettere. Chiusa l’esperienza del Pci e fallita la strategia del Pds-Ds, con grandissimo merito di Silvio Berlusconi, il cattocomunismo si è voluto riciclare prima con l’alleanza tra la Margherita e la sinistra di D’Alema, Bersani e compagnia varia, confluita nell’Ulivo di Romano Prodi, per stabilizzarsi poi nel Pd, partito che nulla ha a che vedere con la democrazia rappresentativa, essendo impossibile far convivere “il diavolo con l’acqua santa” se non in qualche importante loggia massonica.

Conseguenza di tutto ciò è che la scissione minacciata dalla cosiddetta minoranza è inevitabile se il rottamatore vuole veramente rappresentare un’Italia diversa da quella pensata dai cosiddetti progressisti, che rappresentano soltanto la sinistra becera e classista che non ha mai dimenticato la lotta di classe fondata sull’odio nei confronti di coloro (e per fortuna sono la maggioranza) che invece invocano la libertà e il progresso. Se così è Renzi deve riformare prima di tutto il Pd nell’ottica di un centrismo moderato che coinvolga non solo i democristiani di sinistra, ma anche i democristiani di destra. In una parola, deve dare vita ad una coalizione che coinvolga sia i suoi fan, sia i vari Alfano, Verdini e altri che, come lui, sono cresciuti in qualche oratorio o nello scoutismo.

Celebrato il Congresso, si faccia di tutto per andare al voto con schieramenti politici molto chiari, da una parte il vero centrosinistra e dall’altro il vero centrodestra, che a differenza del primo deve avere programmi democratici e liberali e una leadership chiara scelta dagli italiani, i quali dopo tanta confusione agognano onestà e chiarezza per tornare ad essere orgogliosi del proprio Paese e per gridare al mondo intero: viva l’Italia!


di Titta Sgromo