L’ovvietà contro le larghe intese

Quello che la gente normale che si riconosca nel centrodestra-pensiero, assenteisti compresi, si domanda con insistenza è come mai non si riesca a riformare un polo aggregato e amico. Per queste persone, infatti, sarebbe ovvio che Silvio Berlusconi, inventore della scelta di campo, non esitasse nemmeno un secondo a schierarsi con Matteo Salvini, Raffaele Fitto e Giorgia Meloni per comporre una federazione alternativa.

Questa elementare domanda che attraversa l’Italia dal Nord al Sud e che riguarda un elettorato molto, ma molto vasto, rifugge ovviamente dalle alchimie politiche e bada al sodo. Il cosiddetto “sodo” è rappresentato dalla scontata evidenza di quanto dovrebbe essere più logico, unirsi fra aree contigue piuttosto che distanti se non opposte. Del resto il Cavaliere vinse alla grande proprio quando riuscì con la scelta di campo a compattare l’antagonismo al centrosinistra postcomunista e cattocomunista. Altrettanto il Cavaliere iniziò a perdere e a disgregare la sua forza elettorale quando invece, con il Patto del Nazareno, esagerò nell’abbraccio a Matteo Renzi e nell’inciucio. Abbraccio che oltretutto si è rivelato mortifero, non solo per la disgregazione del centrodestra, ma per tutto quello che ne è conseguito sia per Renzi che per Berlusconi.

Ora, tralasciando il nome dei sostenitori di questo abbraccio che hanno spinto e consigliato il Cavaliere, il non senso del Patto del Nazareno resta negativo specialmente per Berlusconi. Negativo perché Silvio a ottant’anni non può agire come Renzi che ne ha quaranta, perché nel frattempo nel mondo è cambiato molto e perché il sogno di un’Italia liberale e repubblicana resta intatto e disatteso. È di tutta evidenza, infatti, che “l’Italia che ho in mente” del Cavaliere poco o niente ci azzecchi con quella di Renzi, Boschi, Delrio o Padoan che sia. Non ci azzecca nulla sulla politica fiscale, sull’immigrazione, sul centralismo statale, sull’Europa e sulla giustizia. Dunque è ovvio che tanta, tantissima gente di centrodestra si domandi come mai e cosa aspetti Berlusconi a chiudere un accordo stabile con Salvini, Meloni e Fitto in previsione di un voto.

Si dirà che c’è il “pericolo” Beppe Grillo e le larghe intese sono una difesa, oppure Salvini è troppo antieuropeista e sovranista, oppure la Meloni è troppo lepenista. Stupidaggini, idiozie. Le larghe intese o inciucio che sia sono il più formidabile carburante per Grillo; l’Europa sta crollando perché tutti si lamentano, il senso laico dell’amor patrio è un valore e non una vergogna. Dunque i motivi sono altri, quelli che spingono Berlusconi a esitare nella scelta, ad ammiccare alle larghe intese, a elogiare Renzi. Peccato però non solo che una gran bella fetta del popolo di centrodestra non approvi, ma che di tempo per tentennare non ce ne sia più tanto, anzi. Come se non bastasse, tutte le volte che Silvio si è lasciato convincere sul piano personale e politico dai consiglieri pro inciucio, ha ricevuto fregature e mazzate.

Ecco perché la gente si domanda e si aspetta una risposta chiara, veloce, definitiva. Il centrodestra unito e federato può vincere ancora e sul serio; può addirittura superare il quaranta per cento, può farlo con Berlusconi e intorno a Berlusconi. Viceversa le larghe intese non solo non danno certezze di stabilità, ma potrebbero aprire scenari politicamente, socialmente ed economicamente devastanti per il Paese. Aprirebbero un’autostrada per Grillo, le sinistre radicali farebbero fuoco e fiamme e le destre estreme altrettanto.

Insomma, c’è bisogno di logica, di coerenza e di ovvietà, c’è bisogno di quel buon senso politico che da Mario Monti in giù è stato sepolto a vantaggio dell’opportunismo e del potere. Nel Paese c’è bisogno di un polo liberaldemocratico di centrodestra, laico e repubblicano, che federato si candidi alla guida dell’Italia. Ecco perché Berlusconi deve scegliere presto, anzi prestissimo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44