Non si vota e non si governa

Come si è visto bene nella direzione del Partito Democratico, c’è una distanza abissale tra loro e il Paese, non solo perché litigano e “fanno a botte”, ma perché a sentirli sono vecchi come la muffa. Parole e concetti d’altri tempi, politiche trite e ritrite, linguaggi da parrocchia per gli ex Dc, da cellula per gli ex Pci.

Ovviamente non si tratta di un fatto solo anagrafico, lo stesso Matteo Renzi lo testimonia, ma di uno stile e di una matrice con la quale sono stati cresciuti e educati. Insomma, la cosiddetta “forma mentis” che nei democristiani e nei comunisti è lontana anni luce dal pensiero liberale, laico e autenticamente pluralista. Del resto gli ex Dc e gli ex Pci sono venuti su così, viziati da una parte dall’ipocrisia cattolica e dall’altra da quella comunista, togliattiana e sovietica. È stata proprio l’ipocrisia, insieme alla voglia di potere, a fare da collante fra loro, quella stessa ipocrisia che li ha spinti sempre a compiere sbagli, errori e ingiustizie fatali e imperdonabili. Per questo la Chiesa non solo si va secolarizzando irreversibilmente, ma è costantemente costretta a chiedere “perdono” di qualcosa. Il comunismo, poi, non ne parliamo, dovrebbe passare l’eternità intera a chiedere perdono per i danni e per gli orrori commessi e nemmeno la caduta del muro di Berlino è bastata a cambiarne il pensiero. Anzi, da quel crollo l’ipocrisia ha toccato il cielo, perché da quel momento come per incanto i comunisti italiani sono diventati tutti socialdemocratici.

Insomma, cambiano pelle pur di confondersi e confondere, lo fanno sia i chierici che i compagni, ma la pelle non è l’anima. Tanto è vero che a margine della “scazzottata” nel Pd fra renziani e antirenziani rimbalzavano a mo’ di ping-pong buonismo e invidia sociale, cultura dell’assistenza e cultura della patrimoniale, voglia di tasse e di braccia aperte. Ecco perché non è una questione di età, l’ipocrisia è senza tempo. Litigano per il potere, per la gloria personale e intanto il Paese va a remengo. Basterebbe vedere come ci ritroviamo da quando Napolitano ha cacciato Silvio Berlusconi per mettere Mario Monti.

Nel Pd non sono liberali, non hanno il senso laico dell’amor patrio, non hanno la cultura dello sviluppo e dell’interesse nazionale, ecco perché con loro l’economia va a rotoli. Non ci fanno votare e non pensano all’Italia, si “menano” di santa ragione mentre la gente arranca e si sacrifica per arrivare a fine mese. Finirà probabilmente con una scissione fra pro-Renzi e anti-Renzi, postdemocristiani e postcomunisti. Del resto le larghe intese non possono che passare da una scissione del Pd per consentire l’abbraccio a Berlusconi. Bene, anzi male, ammesso che sia, ma il Cavaliere se la ricorda o no la sua esperienza di governo con gli ex Dc (Casini, Follini, Buttiglione and company)? Riflettiamo gente, riflettiamo!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:45