Tutti i partiti in crisi

Sono in crisi tutti i partiti: quelli che esistono e quelli che non esistono ma fanno finta di esistere.

È in crisi il marxismo, etichetta d’obbligo della cultura e delle pretese culturali per decenni. È in crisi la cosiddetta cultura cattolica cui quella marxista aveva lasciato il compito di “fare con essa tenaglia” per schiacciare quanto potesse apparire espressione di laicità, idealismo, illuminismo: di liberalismo. È in crisi l’europeismo e l’antieuropeismo. È in crisi anche il Partito dei Magistrati, cui sembra più difficile del previsto gestire le vittorie degli ultimi anni. È in crisi persino la sceneggiata un po’ imbroglioncella con la quale si era data per prorogata l’esistenza del Partito Radicale ed emerge la contesa sulla “roba” accantonata con gli espedienti delle scatole cinesi.

Il mondo, l’Europa, l’Occidente sono governati da sistemi democratici e liberali. L’economia di mercato, l’economia liberale, sono accettate da tutti almeno nella nostra parte del mondo. Non c’è un partito che esprima lo spirito di questa realtà. Mentre solitamente tutti vogliono salire sul carro del vincitore, su quello del liberalismo e del libero mercato sembra che nessuno voglia salire e che chi vi sta sopra voglia dissimulare la propria identità. La crisi vera è la mancanza di una politica, uno spirito, un’opinione cosciente che corrisponda a questo indiscusso sistema. Il risultato: un mondo, degli Stati, delle economie senza spirito e senza fede. Parlare della necessità di una nuova grande rivoluzione illuminista è cosa priva di senso? O è privo di senso pensare di poterne fare a meno?

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 17:57