L’intervista in esclusiva a Giorgia Meloni (FdI)

“Sono troppo nazionalista per scimmiottare i partiti delle nazioni altrui”. Il sogno di un grande Partito repubblicano all’americana, qui in Italia, muore dopo poche decine di battute. Centrodestra, pluralismo, fusionismo sono invece tutti temi che Giorgia Meloni commenta e affronta senza paura. Come il suo solito. Senza perdere l’occasione per spiegare programmi e azioni future di Fratelli d’Italia. Il centrodestra è la sua casa, la sua futura coalizione (forse), ma l’ex ministro non dimentica di ribadire la necessità di tornare al voto subito per superare a destra chi, da sinistra, avverte lo stesso bisogno impellente: ridare voce agli italiani.

Il centrodestra unito vince, è d’accordo?

Dipende.

Da cosa?

Centrodestra e centrosinistra sono categorie per me francamente superate. Credo che possa vincere una proposta che metta al centro diritti, bisogni e interessi nazionali degli italiani.

Meglio correre da soli?

Più si è, meglio è. Purché siano chiari i contenuti, il posizionamento e i metodi di selezione della classe dirigente.

È questo il segreto per vincere?

Secondo me sì.

Secondo lei c’è spazio in Italia per un grande Partito repubblicano all’americana, plurale e fusionista?

Io sono troppo nazionalista per scimmiottare i partiti delle nazioni altrui. Ogni nazione ha la sua politica, la sua storia e i suoi valori fondanti. E deve avere partiti che si fondano su questo.

Ma il Gop ha portato Donald Trump alla Casa Bianca, o no?

Si guarda a The Donald con grande interesse, ma non dobbiamo dimenticare che Trump è stato fortemente osteggiato dal partito soprattutto nella prima fase della sua ascesa.

Quindi no...

Direi che esiste in Italia uno spazio per una proposta che si fonda sul concetto di sovranità, che difende i diritti dei molti contro gli interessi dei pochi rappresentati ora dalla sinistra radical chic. Penso che ci sia assolutamente una maggioranza attorno a idee che parlano di difesa dei propri confini, di rispetto delle regole, di garanzia di sicurezza, di contenimento dell’integralismo islamico, di azioni contro la povertà, di difesa della famiglia. Penso che attualmente ci sia lo spazio per dire le cose un po’ politicamente scorrette per non piegarsi al pensiero unico da sempre al servizio dei poteri forti.

Quando andare al voto?

Prima possibile, come accade in tutte le democrazie degne di questo nome. Per noi si potrebbe votare anche ad aprile.

Con quale legge elettorale?

Si potrebbe votare con una legge elettorale migliore di quella che c’è, ma non l’hanno fatto e ora la parola deve passare agli italiani.

E a chi parla di Repubblica parlamentare? Che risponde?

Chi dice che i governi non sono scelti dal popolo ma dal Parlamento insulta la Costituzione italiana.

Voterebbe con qualsiasi legge elettorale, ma il proporzionale non le puzza di vecchia politica?

Io infatti non sono per il proporzionale.

Qual è la sua legge elettorale preferita?

Sono per un premio di maggioranza e per la governabilità.

Molti dicono che il proporzionale sia l’unica legge possibile in un sistema tripolare, è d’accordo?

Assolutamente no. Sarebbe una legge fatta per fare gli inciuci.

Primarie subito?

Certo. Primarie nel tempo necessario a consentirci di scegliere un portabandiera per le elezioni politiche. Credo che si debba votare il prima possibile, è logico quindi che ci siano primarie il prima possibile.

Nel centrodestra siete in contrasto su diverse cose (Ue, Euro per dirne due), ma molti elementi vi uniscono. Come nasce una coalizione?

Tutto parte da una scelta: voler stare tutti nella stessa metà campo. Ma non so se oggi c’è questa volontà nel centrodestra.

In che senso?

Le coalizioni nascono per affermare una visione del mondo. Ci sono due modi di fare politica: affermare una visione del mondo o difendere interessi personali. A me interessa il primo modo. E già su questo non siamo tutti d’accordo. Detto questo, si sceglie quali idee difendere.

Come la sovranità?

Esatto. Quando io dico che la principale idea che va difesa è la sovranità, lo dico perché è un perimetro intorno al quale si può trovare una sintesi.

E in questo quadro magari attaccare l’Ue...

Se mettiamo in chiaro che ciò che ci muove è l’interesse nazionale italiano, il tema dell’Euro non è più una questione ideologica, ma diventa una questione di interesse e opportunità.

Carlo Verdone direbbe: “Ma st’Euro ce serve o nun ce serve”?

Bisogna valutare se la moneta unica sia un’opportunità o un problema. Si analizzano pro e contro e poi si decide.

Pensa che questo valga anche per la politica estera?

C’è un sorta di provincialismo che ci porta a tifare sempre per qualcun altro. “Matteo Renzi si abbottona il cappotto come Barack Obama, ora tutti sono grandi tifosi di Trump”. Io penso che la politica internazionale vada misurata in base all’interesse nazionale.

Un esempio?

Io sono stata contenta che abbia vinto Trump perché Hillary Clinton avrebbe condotto una politica estera in continuità con Obama, il peggior presidente nella storia Usa in politica estera: ci ha fatto danni inenarrabili. Se quindi si ragiona in questo modo è più semplice trovare delle sintesi. E credo che le distanze alla fine siano sempre di meno. Tutto questo aiuta la formazione di coalizioni.

Si alleerebbe mai con il Movimento 5 Stelle?

Al momento no. Me lo chiede in un giorno particolare. Sono allegri distributori di polizze vita a loro insaputa (ride, ndr). Scherzi a parte: nei programmi il M5S, tranne che per le battaglie anti-casta, si è sempre dimostrato di stare dall’atra parte, cioè con l’establishment. Il M5S vota come il Partito Democratico sulla gestione dei flussi migratori, sul tema dell’Ue e dell’Euro, sul rapporto con l’Islam, sulla sicurezza. Mi dispiace ma sono sempre dall’altra parte.

Teme un accordo Lega-Movimento 5 Stelle?

No, per le stesse ragioni.

E se dovesse scegliere: meglio Silvio Berlusconi o Matteo Salvini?

Negli ultimi tempi i miei rapporti sono stati più stretti con Matteo. Ma le alleanze sono alleanze. Alla manifestazione di Italia Sovrana ho invitato tutti. Mi piacerebbe correre compatti alle prossime elezioni. Mi piace vincere.

Le Pen, Trump, Putin: chi è il suo preferito e perché?

Non affronto così la politica, magari lo faccio con la musica. Hanno tutti e tre tratti interessanti e tutti e tre stanno conducendo almeno una battaglia che condivido. Con la Le Pen ci sono maggiori condivisioni sul rapporto con l’Ue. Ma ad esempio non condivido con Marine alcune posizioni sui temi etici. Con Trump condivido sia il suo approccio alla questione migratoria che la sua battaglia contro la globalizzazione senza regole, ma lo stile non è esattamente il mio. Credo infine che Putin sia un alleato prezioso per l’Italia e l’Europa nella lotta all’integralismo islamico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46