Tra moglie e marito   ci si mette il P.M.

“Cornuto e mazziato” è l’impietoso aforisma sulla sorte di taluni coniugi, beffardo oltre che crudele.

Ma questa storiaccia fiorentina non è di quelle da mettere nel novero della crudeltà dell’umorismo nei confronti dei malcapitati. C’è qualcosa di più. E di più brutto ed allarmante.

Dai giornali apprendiamo che, nel corso di un giudizio di separazione tra coniugi con le solite appendici di carattere penale che caratterizzano sempre quelli più accanitamente combattuti, un magistrato, un P.M., finisce col metterci altro che il peso della sua rappresentanza della legge. Un amore, dunque, va in fumo (ed in fiamme) ed un altro, invece, fiorisce. Moglie separanda e P.M. inquirente e requirente diventano amanti.

Il P.M. si guarda bene dal chiedere di essere sostituito nella sua funzione (di P.M., ovviamente) per la sopravvenuta incompatibilità. Non si abbandona così da parte di un gentiluomo in mezzo alle traversie di un giudizio una signora bisognosa di affetto. Resta al suo posto (cioè ad un posto che non poteva più occupare); non solo, ma si dà da fare: chiede l’arresto del marito violento, ma soprattutto ingombrante.

Non si capisce bene, da quello che scrivono i giornali, se il Gip abbia accolto la richiesta, sgombrando il campo da interferenze fastidiose per le funzioni del “collega”. Il marito in questione non si è rassegnato a prendere con disinvoltura il ruolo dell’aforisma di cui all’inizio di questo scritto. Ha denunciato il fatto alla Procura della Repubblica di Genova, competente per i reati commessi da magistrati del distretto di Firenze. Che succederà?

Scommetterei che, alla fine, l’ardente P.M. non sarà mandato all’Ufficio di collocamento per trovarsi un altro mestiere. Non è vero che nel nostro Paese può sempre capitare di tutto e di più. Certe cose vanno sempre per il loro verso.

Certo, non essendo mosso da furore amoroso a schierarmi pregiudizialmente per la colpevolezza del magistrato (di pregiudizi ce ne sono fin troppi), non giurerei che le cose stiano proprio così come sono state denunciate. Ma c’è un dato di fatto. Cioè non c’è: mancano nella cronaca i nomi dei protagonisti. Rispetto della privacy? Ma se un qualcosa del genere fosse stato denunciato a carico di un cittadino non depositario di poteri e responsabilità e non tenuto a specifiche rigorosissime (?!) norme deontologiche (cosa, del resto, impossibile, perché un cittadino qualsiasi non può liberarsi di un marito ingombrante facendolo arrestare) e se, magari a completare quel terzetto fosse stato un uomo politico, un ministro, magari un monsignore, si può star certi che il suo nome sarebbe apparso in bella vista sui giornali e lo avremmo inteso dai mezzibusti della televisione con lazzi e schiamazzi.

Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge ma non di fronte al pubblico dileggio. Qualcuno, poi, è più uguale degli altri.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43