“Tajani? Primo passo per una nuova Europa”

“Una vittoria che arriva da lontano”. Un successo per il centrodestra e per l’Italia atteso da quasi una vita: ecco cosa rappresenta l’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo. Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia, ha le idee chiare. Spiega i punti nevralgici con cui FI vuole riaprire i giochi a Strasburgo. E al binomio “meno Europa, meno burocrazia” risponde: “La nostra battaglia è portare più Italia in Europa”.

Antonio Tajani è il primo presidente italiano del Parlamento Ue dopo quasi 40 anni: è orgogliosa della sua nomina?

Molto.

Avete combattuto tante battaglie per raggiungere questo risultato…

Assolutamente. Siamo partiti dalle primarie all’interno del Partito Popolare Europeo. Nulla è calato dall’alto. Nulla è stato deciso a tavolino, ma il buon risultato è arrivato con campagne elettorali e consenso.

Quale sarà il vostro ruolo in quanto parlamentari di Forza Italia nel nuovo corso?

La grande scoperta è che solo le forze moderate riescono a vincere.

È la verità?

Tajani non ha mai chiesto i voti all’estrema destra e nonostante questo ha ottenuto un ottimo risultato.

Quali saranno le vostre priorità?

La fortuna di avere un presidente italiano è un valore aggiunto. E ce ne accorgeremo, intanto, sugli aiuti ai terremotati del Centro Italia. È partita una richiesta immediata di fondi per far fronte al terremoto. Ed è tutto avvenuto subito, in poche ore. A volte è molto più utile essere nelle sedi istituzionali che fare una passerella elettorale appena è accaduto l’evento. Anche per motivi di sicurezza. Non è una mancanza di Forza Italia non essere andati sui luoghi terremotati. Noi eravamo a Strasburgo per ottenere soldi per le famiglie disagiate.

Una domanda più politica. In Europa, dopo più di sessant’anni, Popolari e Socialdemocratici hanno votato divisi. Il Ppe si è accordato con i liberali dell’Alde e con i Conservatori mettendo a segno qualcosa che in molti hanno chiamato un “ribaltone memorabile”. Cosa cambia negli equilibri comunitari?

Abbiamo dimostrato che anche senza i voti dei socialisti ce la facciamo ugualmente.

Le principali cariche europee appartengono al Ppe. Qualcuno parla di deficit democratico nell’Ue...

Assolutamente no. La presidenza del Parlamento Ue, quella della Commissione e quella del Consiglio europeo sono state tutte assegnate ai Popolari tramite elezioni. Questa non è mancanza di democrazia. Anzi, è la certificazione del fatto che il Ppe resta saldamente la prima forza politica in Europa.

Cosa significa la vittoria di Tajani per il centrodestra italiano?

Innanzitutto darà risonanza al fatto che l’Europa va cambiata. Non serve uscire dall’Ue, ma bisogna cambiare l’Unione europea dall’interno. Questo è un passo importante.

Una delle prime battaglie che farete dopo questa apertura a destra?

Sono principalmente quattro.

Può elencarle?

Terremotati, immigrazione, sicurezza, lavoro. In quest’ordine di importanza.

Come giudica, invece, la scelta di Matteo Salvini di virare verso il lepenismo?

Contento lui, contenti tutti.

Cioè?

Non ho ancora capito quali siano le proposte e le leggi che sono state approvate dal partito europeo di Marine Le Pen.

E che ne pensa del binomio: “Meno Europa, meno burocrazia”?

Mi piacerebbe sentire più Italia in Europa e meno burocrazia. Molti di questi problemi sono legati a Roma e non a Bruxelles.

Quali possono essere i punti di forza di questa nuova Europa?

Questa nuova Europa deve cambiare eliminando gli egoismi nazionali. Quando si dice “chiudere i confini”, il primo Stato a essere colpito è l’Italia. Quando si dice “non affrontiamo l’unione fiscale”, il primo Paese a essere colpito è l’Italia che ha una pressione fiscale alta. Quando si ha una limitazione della libera circolazione dei lavoratori è sempre Roma a essere colpita.

Ma abbiamo davvero bisogno di Bruxelles?

Dopo anni di impasse abbiamo finalmente bisogno di un’Unione che sia veramente politica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46