Eutanasia: che significa   per voi la dignità?

Che significa per voi la dignità? Qualunque sia la risposta delle vostre coscienze, sappiate che, proprio in questo momento, alcune persone - in ultimo un deejay milanese cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale, che ha fatto appello a Sergio Mattarella - stanno “vivendo” le proprie esistenze non riconoscendo le medesime come dignitose e che, come ultimo desiderio, avrebbero quello di porre fine - finalmente - al dono più prezioso che riceviamo in dotazione: il nostro corpo, la vita stessa.

Sappiate inoltre che tante persone - stanche dell’indifferenza delle istituzioni - sono obbligate a farlo di nascosto, come un criminale. Oppure altre, mettono in valigia un ricordo felice tra milioni di altri infelici e fuggono all’estero, chiedendo asilo in “paradisi” nei quali la “dolce morte” è legale. In Paesi davvero civili, davvero liberali, territorialmente distanti da noi una manciata di chilometri appena ed allo stesso tempo, culturalmente parlando, lontani anni luce. Costretti ad emigrare in realtà più laiche della nostra, per poter dire addio alla vita - quando la decisione di morire è l’ultimo atto di indipendenza che ci resta - senza avere dunque la possibilità di lasciare questo mondo all’interno della propria patria.

Tutto ciò, agli albori del 2017, è inconcepibile, meschino, ingiusto, illiberale. Le decisioni di fine vita sono decisioni personalissime e, in quanto tali, devono essere prese con la massima autonomia, dalla persona per se stessa. Vivere non è un dovere, bensì un diritto; poter scegliere dove, quando e come morire, questa è libertà. Quando davanti a noi c’è solamente buio, v’è notte senza fine; dovrebbe essere dovere di uno Stato giusto restituirci la luce, l’ultimo bagliore, l’ultima - liberatoria - alba.

Dieci anni fa riusciva a morire Piergiorgio Welby. Nulla è cambiato in questi dieci anni, anzi, l’eco mediatico riguardante l’eutanasia è andato gradualmente scemando. Solamente adesso, all’orizzonte, si scorge una speranza; il 30 gennaio infatti, dopo essere stata chiusa per tre lunghi anni in un cassetto in Parlamento, arriva in Aula alla Camera la proposta di legge sul testamento biologico, risultato soprattutto della lunga battaglia della “Associazione Luca Coscioni”.

Poiché un Paese che - finalmente come recentemente è accaduto in Italia - riconosce le unioni civili ma continua a bandire l’eutanasia come omicidio, non è un Paese civile, moderno, laico, liberale. No, niente affatto. È semplicemente un Paese lievemente meno bigotto e - ahimè - nulla più.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43