Mps: fuori i nomi!

Fuori i nomi, tutti fino all’ultimo, così come deve saltare fuori ogni nome di chi ha firmato l’ok alle linee di credito concesse dal Monte dei Paschi di Siena. È inutile girarci intorno, bisogna sapere a chi sono andati i soldi, perché ci sono andati e con quali garanzie. Altro che privacy! Qui non c’è privacy che tenga quando ci obbligano a pagare gli imbrogli, la mala gestione, la leggerezza e le pastette affaristico-politiche.

Non scherziamo, gli italiani non ne possono più di raggiri consumati sulla loro pelle; sono anni e anni che vengono spennati per tappare ogni sorta di buco aperto dagli sperperi e dagli inganni delle conventicole affaristico-politiche. Non c’è italiano comune, commerciante, artigiano, piccolo imprenditore che sia, che per avere due soldi di prestito in banca non sia stato vivisezionato, obbligato a ogni garanzia, costretto a firmare fideiussioni pari almeno al doppio del prestito. Non c’è italiano comune che in sette/otto casi su dieci non si sia visto negare il prestito per cavilli minimi. Non c’è, insomma, persona “normale” che non abbia trovato un muro di no da parte degli istituti di credito di fronte a necessità impellenti e vitali di liquidità ulteriore per tirare avanti.

Eppure, specialmente nel caso del Monte dei Paschi di Siena, sentiamo dire di valanghe di denaro erogato con inspiegabile facilità, che poi si è dissolto nel nulla senza poter tornare indietro. Perché? Per questo non solo servono i nomi di chi ha avuto prestiti, ma servono anche quelli dei signori che li hanno autorizzati e i motivi e le garanzie per farlo. In Italia lo sappiamo, la gente comune che salta qualche rata di mutuo, che fa fatica a rientrare di un prestito, che sfora lo scoperto, si ritrova con la velocità della luce attaccata in ogni modo possibile dalle banche. Per non parlare dei costi, degli interessi e degli aggravi che sono addebitati per il semplice fatto di essere clienti. Insomma, non c’è individuo “normale” che non possa lamentare la qualunque sui rapporti bancari vissuti.

Ecco perché dobbiamo sapere tutto dei motivi che hanno condotto il Mps allo sfascio che vediamo e che ci viene accollato; perché sia chiaro, da Mario Monti in giù stiamo pagando noi. Stiamo pagando noi e non solo gli errori del Mps, ma una quantità di costi su storie opache e truffaldine che da anni imperversano nel sistema bancario senza che nessuno faccia niente. Mai una vera e concreta sentenza di esproprio fino all’ultimo centesimo sottratto a chi ha truffato, mai i nomi dei veri responsabili, mai processi veloci e conclusivi. Eppure, a partire da Equitalia, si sono fatte leggi che consentono di perseguitare i poveri cristi fino alla tomba e oltre, si sono fatti provvedimenti che hanno consentito di mandare sul lastrico artigiani, famiglie, negozianti e piccole imprese.

Da decenni le banche sono state padrone della vita e della morte a piacimento, a uso e consumo, a semplice richiesta. Potremmo fare un elenco infinito degli scandali, delle vergogne e dei dissesti dovuti, legati e collegati al potere, alla casta, al Santo in paradiso. Non è mai cambiato niente e non è cambiato perché non si è voluto che cambiasse. Ecco perché il nostro sistema del credito è nell’occhio del ciclone, è ritenuto poco affidabile ed è nel mirino dell’Unione europea. Coperture, vaghezze, protezioni, catene di Sant’Antonio per annacquare e disperdere colpe e colpevoli, è sempre finita così nella stragrande parte dei casi.

Adesso basta, fuori i nomi di tutti, fuori l’identità di chi ha preso e di chi ha prestato; fuori le garanzie richieste per assicurare; fuori i progetti per i quali si è erogato. Solo così si potrà ripartire, solo facendo una legge che obblighi a una trasparenza che non c’è mai stata, a una vigilanza che è mancata, a una responsabilità civile e penale draconiana. Qui non ci si rende conto che continuare a scherzare con il fuoco, sulle banche, sull’immigrazione, su Equitalia, sui privilegi di casta sta portando il Paese al collasso, alla rivolta, al redde rationem. Del resto è sempre una goccia a far traboccare il vaso.

 

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:10