Nostalgia dell’avvenire   I settant’anni del Msi

Si sono conclusi nel 2016 i festeggiamenti per i 70 anni del Msi ed abbiamo assistito ad una polemica iniziata da Ernesto Galli della Loggia sulla cultura della destra alla quale, tra gli altri, ha risposto Gianni Alemanno con argomenti speciosi (famiglia e patria). Marcello Veneziani ha invocato con una certa coerenza un ritorno al fascismo.

Con tutto rispetto per coloro che in questa idea hanno trovato durante la Seconda Repubblica una loro identità, la verità e ben altra. Prima di tutto dire che il fascismo è di destra è una falsità storica utile al comunismo internazionale per demonizzare un avversario culturalmente simile, giocando sull’equivoco tra nazismo e fascismo. L’esperienza del fascismo è una esperienza unica italiana ed è un fenomeno di sinistra se consideriamo il comunismo di sinistra. Se per sinistra si intende la promozione ed elevazione delle condizioni di vita dei cittadini e dei lavoratori, il fascismo ha svolto questo ruolo, chi lo nega o è ignorante o è in malafede. Il fascismo come il comunismo è da condannare; sono due dittature, con l’unica differenza che in Italia per nostra fortuna i fascisti hanno perso la guerra per cui c’è un giusto e forte risentimento nei confronti di coloro che ne evocano l’identità. La stessa cosa oggi avviene nei Paesi dell’ex Europa dell’Est nei confronti del comunismo, per quanto in entrambi i casi nella loro fase iniziale sono stati vissuti dal popolo con grande consenso per il benessere creato.

In Italia la destra liberale, ma anche una sinistra liberale e in genere la cultura liberale non hanno mai avuto né fortuna né consenso. Il Movimento Sociale Italiano ha avuto la funzione positiva di incanalare una componente fascista che viene definita destra proprio per sdoganarla, ma la sua cultura di riferimento non ha nulla a che vedere con la destra liberale e risorgimentale. Negli anni Settanta il riferimento culturale sia per il Msi che per il Fronte della Gioventù era il fascismo nella sua eccezione statalista e autarchica. Inoltre si parlava del Movimento Sociale Italiano e del suo incontrastato leader, Giorgio Almirante, come il “partito del doppiopetto”: da una parte il partito presentabile con Almirante e dall’altra la parte eversiva che si scontrava con i gruppi estremisti che facevano dell’antifascismo militante il loro motivo d’essere con scontri purtroppo anche mortali da ambo le parti.

Quando si parla dei valori della destra si indicano la patria e la famiglia strumentalizzando valori universali. Dove sta scritto che la famiglia è un valore della destra? Perché chi vota sinistra o al centro non ama la famiglia? Lo stesso valore della patria dove è scritto che sia un valore della destra? Forse confondono la patria con il nazionalismo (questo sì della destra, ma di quella fascista). La patria come concetto appartiene al nostro Risorgimento e dunque a tutto il popolo italiano, per quanto la sinistra comunista ha sempre considerato la patria un non-valore in quanto succube del comunismo internazionale. Come si fa a dire che la famiglia non appartenga in modo universale all’uomo e al suo essere? Oppure la Patria come un valore appartenente ad un parte politica, mentre è un valore di tutta la comunità, dai proletari che lasciavano l’Italia per trovare fortuna all’estero alle identità localistiche.

Certamente il comunismo internazionale e la chiesa universalistica, culture dominanti, non hanno mai esaltato il ruolo della patria, e pertanto c’è stata storicamente una sublimazione culturale ed una incorporazione strumentale del ricordo di patria con il nazionalismo operata dal fascismo. La verità è scomoda, ma solo con la verità è possibile costruire una cultura, una memoria che può elevare le condizioni sociali e morali di un popolo.

Il primo sdoganamento del Msi avviene con l’incarico dato a Bettino Craxi nel formare il Governo; per la prima volta viene consultato anche il Msi perché Craxi ha preso alla lettera il dettato costituzionale che obbliga la consultazione di tutti i partiti presenti in Parlamento. La seconda opportunità per sdoganarsi dal fascismo avviene con Silvio Berlusconi, il quale dichiara che se fosse un cittadino romano avrebbe votato come sindaco di Roma Gianfranco Fini, all’epoca segretario del Movimento Sociale Italiano. E la terza opportunità fu la costituzione del Popolo della Libertà, scelta generosa e coraggiosa di Berlusconi mediante l’incontro di tutte le componenti cosiddette moderate del centrodestra in un unico contenitore politico. Esperienza che si dimostrò errata, perché l’incontro tra una cultura liberale e una statalista mediante una fusione a freddo non poteva che generare un vuoto politico ed un immobilismo che solo l’intervento del leader riusciva a risolvere, mobilitando le energie politiche per un cambiamento che nonostante ciò non ha avuto la capacità di mettere radice nei territori per dare consenso e stabilità ad una strategia liberale.

Se questa è la realtà non si capisce di cosa parla Galli della Loggia, un presunto liberale che vuole dare patenti di destra ad una destra che non è mai esistita, perchè statalista e nostalgica del fascismo. Ho la sensazione che questa diatriba destra/fascismo, inutile e falsa, sia una necessità per dimostrare di esistere senza avere idee per il futuro. Si cerca di campare di rendita per paura di deludere gli elettori, visto che sono stati ingannati in questi anni come gli stessi comunisti hanno fatto con i propri elettori, ma senza il linguaggio della verità si rimane prigionieri dei propri fantasmi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46