E la Lega a chi la dò?

Giro, giro tondo. Finché casca il mondo, ovviamente. Il giro delle Cinque Stelle ogni tanto lo fa anche il suo capocomico, cambiando di posto all’astro polare del Movimento. Prima puntava verso il glorioso Sud del pauperismo controllato, in modalità francescana, scandito dal ritmare dei tamburi di “Onestà-ratatatà” (copyright Giuliano Ferrara), mentre oggi punta al Nord del gelido e algido Parlamento europeo, mirando ad auto-sdoganarsi per approdare su quel versante del lato oscuro della forza che esalta le virtù dell’Euro e la dittatura del liberissimo mercato delle multinazionali. Molti interessati notai ci dicono che il tutto ha profonde ragioni di denaro e opportunità politica: Farage e i suoi sono destinati a estinguersi a seguito della Brexit e, in assenza della confluenza in un gruppo più esteso, andare da soli significa, per il M5S, perdere almeno seicentomila euro di finanziamento all’anno che, guarda caso, sono molto ben accetti a Genova e a Roma, malgrado siano l’esatta fotocopia del finanziamento pubblico nostrano. Io, in verità, pensavo restituissero anche quelli. Ma, come diceva un detto al tempo dei miei nonni: “La vecchia non voleva morire perché aveva sempre qualcosa da imparare vivendo”.

Quindi, i grillini sembrano sempre più dei maestri illusionisti: fanno apparire e scomparire gli avvisi di garanzia, ritraendo l’indice accusatorio in funzione di chi venga ascritto nel registro degli indagati e dei rinviati a giudizio. Un po’ come il cambio di moneta: ci acquisti pane e credibilità politica finché è in corso e, poi, la dichiari non convertibile al momento in cui qualcuno viene a fare scomodi acquisti a casa tua. Potenza e lunaticità della politica. Certo, le cose stanno diversamente, in realtà. La caduta di Roma rappresenterebbe la fine dell’impero della finta (e tarocca) democrazia on-line per gli iscritti grillini e per milioni di loro elettori.

Quindi, per sopravvivere, gli avvocati della Raggi dicono che il contratto firmato con la Casaleggio & Co. è carta straccia, vista l’annunciata mala parata dell’esito positivo dei ricorsi presentati da illustri giuristi presso la giurisdizione ordinaria, per cui la sindaca e i vertici dei Cinque Stelle rischiano, addirittura, di veder dichiarato incostituzionale il loro movimento! Ma Bruxelles ci porta a ragionare anche e soprattutto sulle future alleanze elettorali, una volta che una nuova legge elettorale, quale che essa sia, venga approvata in Parlamento.

Da qui il seguente interrogativo per il centrodestra: “E la Lega a chi la dò?”. Perché, se la determinazione di Matteo Salvini nel voler ribadire la sua indipendenza da Silvio Berlusconi dovesse confermarsi, allora il problema delle alleanze alternative sarebbe di per sé determinante. Soprattutto nel caso che i collegi uninominali rientrino in gioco, ripristinando così i più vari meccanismi di desistenza, in ossequio al criterio in base al quale: “Tu non mi voti contro in quel collegio dove potrei avere la maggioranza, e io farò altrettanto con te in quell’altro dove tu sei meglio posizionato degli altri, me compreso”. Questo renderebbe oltremodo felice Grillo, perché con simili accordi taciti con la Lega di Salvini danneggerebbe Forza Italia e Pd per quanto riguarda la parte maggioritaria della nuova legge elettorale. E sempre il M5S potrebbe, poi, appoggiare dall’esterno un governo Lega e altri (dal quale sia rigorosamente esclusa la sinistra) sulla parte di programma d’interesse comune, riservandosi le mani libere per tutto il resto. L’immigrazione e l’alleggerimento dei vincoli di bilancio, a favore della spesa sociale, fanno senz’altro parte dei temi condivisi tra Lega e Cinque Stelle, malgrado la prima sia l’esatto opposto dell’Alde. Ma qui siamo in Italia e non in Europa.

E, del resto, populismo e antipopulismo combaciano agli estremi, esattamente come sinistra e destra. Poi, secondo me, ha perfettamente ragione chi vede nella mossa Alde un specularità con quanto accade in Italia. Poiché è ormai chiaro che il futuro sistema elettorale sarà o un proporzionale con soglia, ovvero un maggioritario temperato nella migliore delle previsioni, allora è chiaro che a questo punto non si potrà mai più riprodurre la corte dei miracoli grillina che siede nell’attuale Parlamento grazie all’inserimento degli eletti in liste bloccate a livello nazionale. È bene ricordare che quelle designazioni avvennero a seguito di “parlamentarie” farsa, per cui bastarono poche centinaia di preferenze espresse dalla Rete per entrare nelle liste del M5S. In futuro, anche da quelle parti si dovrà lasciare spazio a gente che se ne intende. A candidati, cioè, che abbiano autonomia di pensiero, credibilità, esperienza e cultura per essere poi prescelti dal libero voto popolare. Quindi, come ho già suggerito per parte mia con largo anticipo, anche la Raggi potrebbe essere rapidamente licenziata, visto che risulta indispensabile, in termini di economia della spesa, l’abbinamento tra tornata amministrativa ed elezioni legislative. Quindi, anche in questo caso si potrebbe dire “Grillo stai sereno!”.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:11