Dimenticare Renzi per salvare l’Italia

Che Paolo Gentiloni non sarebbe stato il burattino di Matteo Renzi lo si poteva intuire. Ma oggi ve n’è prova. La discontinuità tra l’attuale Governo e quello precedente si è manifestata sull’approccio alla questione dell’immigrazione.

Le scelte del neo-ministro dell’Interno, Marco Minniti, sono totalmente differenti da quelle assunte nel recente passato renziano. Non siamo alla soluzione del problema, ma si apprezza la buona volontà. Il cambio di rotta sull’accoglienza “no-limits” è stato notato anche dal commissario alle Politiche migratorie della Ue, il greco Dimitris Avramopoulos. L’Europa gradisce che l’Italia provi ad accantonare la logica suicida dell’accogliamoli-tutti. Basta anche con la leggenda metropolitana, messa in circolazione dalla macchina della disinformazione del multiculturalismo militante, dell’Europa che ci-ha-lasciati-soli. Prendersela con Bruxelles è stato stupido e deviante. La colpa non è dei partner europei che sono andati su tutte le furie quando si sono resi conto che il Governo Renzi avrebbe usato la leva dei migranti per spillare danaro all’Unione europea. E che ci hanno sbattuto la porta in faccia quando hanno capito che la soluzione adottata da Roma sarebbe stata a dir poco criminogena. “Noi li facciamo entrare e poi li lasciamo sciamare per l’Unione”, era il geniale paradigma creato dal duo Renzi-Alfano. Una follia alla quale poteva essere opposto un unico rimedio: sigillare le frontiere con l’Italia. Cosa che è stata fatta dai nostri vicini. Non per arroganza o egoismo, ma per legittima difesa.

Ora che il Governo Gentiloni mostra un po’ di buon senso, il dialogo con l’Ue riparte. Bisogna approfittarne e insistere sulla giusta via. Bene dunque l’idea di implementare i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) su scala regionale per metterci dentro tutti coloro che rifiutano di farsi identificare o che hanno visto respingersi in prima istanza la richiesta di concessione d’asilo. Ancora meglio se vengono ristretti quelli che hanno in tasca un decreto d’espulsione o sono conosciuti come delinquenti abituali con robuste fedine penali sul groppone. Ma in quale mondo è possibile che un individuo dichiarato irregolare possa andarsene a spasso liberamente, come se nulla fosse? Qui non c’entra la solidarietà, contano le regole di uno Stato democratico.

Minniti è andato in Libia per cercare soluzioni a monte del problema, sul fronte delle partenze dalla costa africana. Era ora! Nessuna politica d’integrazione può funzionare se prima non si fermano quelli che tentano di raggiungere da clandestini il nostro territorio. Altro che xenofobia! C’è un problema serio di sicurezza che va affrontato con determinazione e tempestività. Non si tratta di fumose dietrologie, ma di minacce concrete. Lo ha detto il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, che si presume sia una fonte qualificata per parlare di rischio-attentati in Italia. Nessuno più nega che sui barconi della disperazione trovino posto pericolosi terroristi. Passi la disperazione, ma importare anche il terrorismo islamico è da pazzi. Lo hanno ben compreso i vertici governativi che sono in lotta contro il tempo per far dimenticare l’Era funesta di Angelino Alfano al ministero dell’Interno.

Quello che però preoccupa è che il corpaccione “buonista” del Partito Democratico, innervato dalle logiche di potere del renzismo, non ci stia a seguire la linea del rigore. È quindi probabile che, nel pantano parlamentare, il pacchetto di norme proposto da Minniti venga impallinato dal fuoco amico. Se ciò dovesse accadere, per l’Italia non vi sarebbe altra via di salvezza che affrontare al più presto il passaggio elettorale nell’auspicata prospettiva di darsi un Governo che metta in sicurezza non solo i conti pubblici ma anche le vite degli italiani. È tempo che ci si dimentichi in fretta di Matteo Renzi e delle sue ingannatrici favole latte e miele e si affronti con realismo la verità che la Storia ci ha sbattuto impietosamente sul grugno.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46