Immigrati: adesso anche la rivolta

giovedì 5 gennaio 2017


Furti, molestie e qualche stupro sono all’ordine del giorno da quando il nostro Paese è ostaggio degli immigrati clandestini. Adesso però si esagera! Siamo al sequestro di persona, all’incendio doloso e alla tentata strage. È accaduto l’altra notte nel Centro-accoglienza di Conetta, frazione del comune di Cona, nell’area metropolitana veneziana. Una massa inferocita di “ospiti” ha inscenato una protesta violenta. Il pretesto per l’esplosione della ferocia collettiva è stato il ritardo nei soccorsi a una giovane immigrata, ospite della struttura, che per questa ragione sarebbe giunta in ospedale priva di vita. In realtà, la causa del decesso della donna, proveniente dalla Costa d’Avorio, sarebbe da attribuire agli effetti di una trombo-embolia bilaterale, almeno secondo il primo accertamento autoptico. Ma i gentiluomini salvati dalle acque del Mediterraneo non hanno voluto sentire ragioni, preferendo interloquire con il personale presente nella struttura a colpi di bastoni e di spranghe.

Se la situazione non è sfociata in qualcosa di più drammatico, se non c’è scappato il morto, è solo perché i 25 operatori coinvolti sono riusciti a barricarsi in una stanza dalla quale sono stati tratti in salvo solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine. Questo dunque è il quadro: Conetta è un borgo di 197 anime che si trova ad ospitare, in una base missilistica dismessa che potrebbe contenere non più di 200 posti letto, oltre 1400 migranti. Non è la prima volta che sul Cpa di Conetta si accendono i riflettori dell’informazione. In passato c’erano stati altri episodi di violenza di cui si erano resi protagonisti i gentili ospiti. Oggi è solo l’ennesimo caso di ordinario disordine. Si può comprendere il dolore per la morte improvvisa della giovane donna e ci può stare lo sdegno per il sospetto di un comportamento negligente del personale addetto.

Ma deve essere l’inchiesta giudiziaria a stabilire se vi siano state - e di chi - responsabilità penalmente rilevanti nella gestione del soccorso alla giovane ivoriana. È così che funziona in uno Stato di diritto. Non può neanche lontanamente giustificarsi il ricorso a una giustizia sommaria, erogata da improvvisate corti tribali. Confidiamo perciò nell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine perché vengano assicurati alle patrie galere i responsabili e gli esecutori delle violenze. Non facciamo che si risolva tutto con una pacca sulle spalle perché sono migranti e... poverini, ne hanno passate tante. La gente è stufa di subire oltre l’altrui prepotenza.

Il neo-ministro dell’Interno annuncia una stretta sul controllo dei migranti? Vogliamo credergli. Marco Minniti propone di ampliare il numero dei Cie, i vituperati Centri d’identificazione e di espulsione, sul territorio nazionale: lo faccia subito. Almeno l’80 per cento di coloro che oggi sciamano liberamente per le nostre città neanche ci dovrebbe stare in Italia. In attesa che gli organismi preposti si pronuncino sulle concessioni della protezione umanitaria, i richiedenti asilo, che siano buoni o cattivi non importa, devono essere trattenuti in strutture sorvegliate. È il minimo da fare per restituire agli italiani un po’ della tranquillità perduta da quando i governi di sinistra si sono dedicati al business dell’accoglienza illimitata. Questi giovanotti e giovanotte pieni d’energia e d’arroganza che se la stanno godendo a spese degli italiani vanno tenuti in riga, con ogni mezzo. Dopo la carezza materna della solidarietà occorre il pugno di ferro della disciplina. L’Italia non è una caserma, ma neanche un casino.


di Cristofaro Sola