Manipolazioni democratiche a 5 Stelle

Da che mondo è mondo il miglior modo di manipolare le masse è quello di agire in nome di quest’ultime, tenendole però ben lontane dai luoghi effettivi delle decisioni. I più grandi dittatori della storia hanno sempre utilizzato questa tecnica per rendere legittime le proprie azioni. Ebbene, fatte le debite proporzioni, a questa regola non scritta sembra aderire pienamente il comico Beppe Grillo, autonominatosi garante del Movimento 5 Stelle e vero dominus, insieme alla Casaleggio Associati, del movimento medesimo.

In questi anni, sempre in nome dei supremi interessi del popolo sovrano, abbiamo assistito ad innumerevoli giravolte politiche e organizzative dei grillini, sempre promosse dal suo garante maximo. L’ultima in ordine di serie è rappresentata dal varo della versione riveduta e corretta del cosiddetto codice etico. Una sorta di surreale vademecum dell’onesto amministratore pentastellato nel quale, rispetto ai modelli del recente passato, viene espressa una visione decisamente più elastica sul piano del sempre problematico rapporto tra politica e giustizia, con l’introduzione di alcuni elementi di cultura garantista che secondo i maligni sarebbero stati elaborati ad hoc per mettere una toppa al disastro della giunta capitolina a Cinque Stelle guidata da Virginia Raggi. Ciò soprattutto in previsione di probabili avvisi di garanzia in arrivo per l’attuale sindaco di Roma.

Ma al di là dei veri e presunti intenti che hanno mosso il garante Grillo e i suoi consiglieri della Casaleggio Associati a modificare in senso costituzionale un codice etico di stampo giacobino, resta la grande discrezionalità – anch’essa ampiamente prevista nel citato codice etico – con cui i fondatori, nonché proprietari del simbolo elettorale, gestiscono la loro creatura politica.

Soprattutto il particolare senso della democrazia diretta interpretato da costoro, chissà perché mi richiama alla mente il celebre romanzo “Il giorno della civetta”, scritto dal grande garantista che fu Leonardo Sciascia, in cui l’antagonista don Mariano, rivolgendosi al capitano dei carabinieri Bellodi, suddivide il mondo in cinque categorie: “Gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) i pigliainculo e i quaquaraquà”. Ecco, non vorrei che per Grillo e soci fossimo tutti quaquaraquà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44