L’anno nuovo che sembra vecchio

Non sarà facile il 2017, anzi si annuncia più intriso che mai dei soliti vecchi problemi, aggravati dagli sbagli e dall’incapacità degli ultimi governi, a partire da quello di Matteo Renzi.

Del resto, a proposito di “vecchiezza”, l’Esecutivo Gentiloni è composto dalla vecchia squadra, il discorso di Sergio Mattarella è stato il solito pistolotto di sempre e gli annunci del Premier sono le più scontate delle antiche litanie.

Insomma, anche il 2017 è un anno nuovo che sembra vecchio e che inizia sotto la trita stella della difficoltà, del dubbio, del rischio e del timore. Nemmeno la sbiossa della sconfitta referendaria è riuscita a far riflettere sulla necessità di cambiare passo, stile e approccio ai problemi del Paese. Ci ritroviamo, infatti, subito alle prese son il guaio del Monte dei Paschi di Siena, scaturito da anni di malagestione e trascuratezza scellerata, fino al punto di trasformare un buco in una voragine senza fine.

Per questo non solo siamo costretti a metterci sulle spalle venti miliardi di euro di altro debito, ma non sappiamo dove mettere le mani per tapparlo. Venti miliardi, infatti, sono un’enormità che, in una situazione come la nostra, rischia di diventare fatale rispetto ad ogni obiettivo di ripresa. Oltretutto, da quel che si sente dalle parti del Governo, il reperimento delle coperture potrebbe trascinarsi dietro una catena di pericolose sciocchezze. Pensare, infatti, di utilizzare, come spesso è stato fatto, le plusvalenze della Cassa Deposti e Prestiti, delle Ferrovie, piuttosto che di Enel oppure Eni, è la conferma della incapacità governativa. Si rischia così di appesantire e ingarbugliare i conti delle poche aziende pubbliche “liquide”, spingendole in operazioni opache e complicate che sottraggono risorse utilizzabili in ben altri e più fruttuosi investimenti.

Insomma, si tappa un buco con un altro buco; la solita storia che anno dopo anno ha portato il Paese a diventare un colabrodo. Siamo una vasca bucata che non potrà riempirsi mai senza la sua sostituzione, cambiare la vasca per cambiare il futuro è quello che nessuno degli ultimi governi ha avuto la forza e il coraggio di fare. Monti, Letta, Renzi e ora Gentiloni hanno solo utilizzato la tecnica italiana più antica, quella delle pezze a colori, delle nuove tasse, del buco per tappare il buco, ecco perché siamo ridotti così. Solo negli ultimi cinque anni tra nuove tasse e altro debito abbiamo impegnato oltre cento miliardi di euro per non risolvere niente, anzi il contrario.

Mps è sull’orlo del default, la crescita è ridicola, la disoccupazione è devastante, la pressione fiscale opprimente, il sistema bancario in bilico, la spesa pubblica in aumento. Come se non bastasse, con l’accoglienza dissennata abbiamo riempito il Paese di clandestini, esposto il territorio a una criminalità crescente, esasperato i cittadini per motivi di sicurezza. Eppure ci obbligano ad ascoltare i soliti discorsetti da libro cuore, ci fanno dire dall’Istat che tutto migliora, ci vogliono far credere che l’Europa ci stima e rispetta, usano l’informazione per illuderci di un avanzamento che non c’è.

Ecco perché l’anno nuovo sembra vecchio, il 2017 come il 2016, il 2015 e così via. L’unica grande novità di quest’anno è l’ipotesi del voto e per quanto tirino a campare, prima o poi, ci dovranno far votare e non sarà la legge elettorale a placare gli animi e l’esasperazione di un Paese che da anni subisce restrizioni, sacrifici e prese in giro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43