Un 2017 all’insegna del garantismo

Spero nell’interesse di tutti che il 2017 sia l’anno della svolta garantista, dopo che una certa deriva mediatico-giudiziaria ha trasformato molti processi finiti sotto i riflettori in una sorta di ordalia medioevale. Soprattutto spero che il nostro, in verità sempre traballante, sistema istituzionale imponga anche a chi svolge il delicato ruolo di informare il popolo il principio costituzionale della non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato.

Attualmente, invece, la situazione è piuttosto seria, con un’evidente e continua manipolazione dell’opinione pubblica operata da buona parte dell’informazione nazionale. A tale proposito è sufficiente frequentare alcune stanze dei più popolari social network per rendersi conto di quanto sia forte tale manipolazione mediatica nei confronti di una massa di ingenui e di sprovveduti che si comportano idealmente, in spregio dei diritti degli imputati, come le popolane parigine assetate di sangue le quali, dopo la presa del palazzo delle Tuileries (nella foto) del 10 agosto 1792, orinavano sui cadaveri delle 800 guardie svizzere trucidate nell’assalto.

Sotto questo profilo, la nostra piccola ma significativa riserva indiana garantista invoca la fine di una giustizia-spettacolo che, gestita da giornalisti con pochi scrupoli, tende a risvegliare nei cittadini meno avvertiti l’arcaico meccanismo del capro espiatorio rituale. Un’informazione civile dovrebbe altresì svolgere, così come accade nei Paesi di cultura anglosassone, un ruolo di controllo nei riguardi di chi esercita la pubblica accusa, dato che quest’ultima può contare su mezzi infinitamente più potenti rispetto a quelli della difesa.

Per dirla fuori dai denti, a noi un’informazione che, anziché guardare con la massima obiettività i fatti, prende a modello la manzoniana Colonna infame ci fa letteralmente rabbrividire.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46