Che conferenza!

Non poteva che essere così la conferenza stampa per la fine dell’anno di Paolo Gentiloni, querula e melensa. Una conferenza anonima, del tipo “stira e ammira vaporella”, per elogiare il gran lavoro di Matteo Renzi.

Insomma, se qualcuno nutriva dubbi sul perché dopo la vittoria del “No” sia stato scelto Gentiloni, l’incontro con la stampa del 29 dicembre scorso lo ha chiarito. Il Premier, infatti, non ha fatto un passaggio che fosse uno di autocritica vera sul Governo Renzi, del quale autorevolmente faceva parte. Nulla sugli sbagli che hanno condotto al salvataggio obbligato del Monte dei Paschi di Siena, nulla sulla fragilità del Jobs Act, sull’inefficacia dei bonus, sulla bocciatura parziale della riforma Madia, sul pericolo immigrazione selvaggia. Perfino sulla colossale legnata referendaria, il Presidente del Consiglio si è limitato a un risibile passaggio, veloce e scontato, sulla presa d’atto del risultato.

Sia chiaro, non ci si aspettava di certo una conferenza stampa scoppiettante, propositiva, innovativa, ma almeno poteva e doveva starci l’umiltà di ammettere i troppi sbagli inanellati in tre anni di Governo Renzi. Gentiloni ha difeso il ministro Giuliano Poletti dalle sciocchezze sui giovani, ha rivendicato l’indispensabilità della presenza di Maria Elena Boschi, ha glissato sui veri motivi per cui Denis Verdini è rimasto fuori, ha eluso il caso del ministro Luca Lotti, un incredibile slalom totale.

Insomma, il Premier si è presentato in sala stampa come se avesse vinto a una tornata elettorale, avesse ricevuto l’incarico per scelta popolare, avesse formato un Governo sulle chiare indicazioni di un voto politico. Ecco perché gli italiani alla fine s’indignano, si inveleniscono con la politica, si sentono presi in giro e non vedono l’ora di poterli bocciare appena possibile, definitivamente. Gentiloni ha perso una grande occasione per dimostrare almeno al Paese un minimo di autonomia, un minimo di comprensione della scelta del 4 dicembre, un minimo di intenzione di correggere quella rotta che ha portato il Governo Renzi sugli scogli.

Ecco perché, che duri o meno, questo Governo è già bocciato, sconfitto, perdente e lo stesso capo dello Stato avrebbe potuto fare di più anziché avallare un Esecutivo gemello. L’unica cosa che ha fatto capire il Premier è la melina che si tenterà sulla legge elettorale per tirare a campare un po’ di più, salvo il fatto ormai noto a tutti che si opterà per tornare al proporzionale. Inizieremo così il 2017 con l’eredità di Renzi presa in dote da Gentiloni: più debito, più deficit, più dubbi sulle banche, più tasse per compensare i buchi, più rischi con l’Unione europea, più clandestini e più giovani senza lavoro. Una vera meraviglia, un patrimonio di successi da farci “stare sereni”. Bene, anzi male, siccome “stare sereni” non ci piace perché non dimentichiamo, e Gentiloni è la fotocopia di Renzi, più che “sereni” staremo attenti, allerta, pronti a bocciarli quando saranno obbligati a farci votare, prima o poi. Buon anno!

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:21