Berlusconi, Bundestag e proporzionale

sabato 31 dicembre 2016


L’immobilismo dei partiti sulla modifica del sistema elettorale, dopo i fervori del post-referendum, si giustifica per l’attesa delle decisioni della Consulta. Sottintende però anche alcuni dubbi sulle reali intenzioni del Partito Democratico che, se ufficialmente ripropone il “Mattarellum”, fa anche capire di non aver abbandonato l’idea della formazione di coalizioni preventive, con l’attribuzione di un premio di maggioranza alla coalizione (o al partito) vincente.

“Mattarellum” e “Italicum” sono molto diversi tra loro, hanno però un elemento comune: presuppongono un accordo di coalizione preventivo tra i partiti, che vincola politicamente i vincitori alla formazione del governo. In questo modo, Mattarellum e Italicum non servono soltanto alla formazione dell’assemblea parlamentare, ma danno al corpo elettorale anche il potere d’indicare una maggioranza di governo.

La diversità di posizioni tra Pd e Forza Italia è tutta qui. Tra chi continua a pensare alla formazione di coalizioni preventive e chi guarda invece alle prassi passate, dove le maggioranze si formavano in Parlamento, dopo la conta dei voti. A guardare l’esito referendario, si dovrebbe dire che il popolo italiano abbia dato un’indicazione di preferenza per Esecutivi deboli, sotto la morsa parlamentare. Tuttavia, dal referendum, che pur si è espresso su motivazioni di ben altra natura, non si possono trarre conclusioni politiche diverse da quelle che ha.

Allora, svincolati da ogni vincolo referendario, il tema della legge elettorale si ripropone con assoluta libertà. Dovrà in tutti i casi tener conto che il sistema non è più quello in vigore al tempo dell’approvazione del Mattarellum e dell’Italicum. Quei modelli sono stati pensati per un’Italia di tipo maggioritario-bipolare. Il primo è uninominale (per il 75 per cento), il secondo ha il premio di maggioranza. Entrambi però s’inquadrano nella stessa prospettiva di garantire al partito, o alla coalizione vincente, i seggi sufficienti per governare. La “distorsione” premiante che inevitabilmente il maggioritario produce non è stata contestata, finora, sul presupposto che il premio di governabilità, in un sistema bipolare, premia comunque la “minoranza maggiore”. Ma oggi, con l’affermazione del Movimento 5 Stelle e la trasformazione del sistema in senso tripolare, la “distorsione” che causerebbe sarebbe molto più grave, perché consegnerebbe il premio di governabilità a una “minoranza minore” rispetto alle altre due minoranze perdenti.

Di qui la proposta del ritorno al proporzionale, avanzata da Silvio Berlusconi, nell’intento di consentire ai tre schieramenti dominanti di presentarsi separatamente alle elezioni e rinviare la formazione della maggioranza di governo alla fase post-elettorale, con l’eventuale accordo tra i due schieramenti dotati di maggiori affinità politiche. In questa visione, il proporzionale avrebbe il duplice benefico effetto di: a) evitare lo “snaturamento” pre-elettorale delle componenti politiche, costrette a stringere preventive e forzose alleanze di convenienza; b) convertire il tripolarismo in un bipolarismo funzionale di fatto.

Le finalità di Berlusconi sono palesi. Talvolta anche dichiarate. Il proporzionale consentirebbe soprattutto a Forza Italia di divincolarsi dall’abbraccio di Matteo Salvini. Gli consentirebbe anche di avere le mani libere per formare, all’occorrenza, accordi con il Partito Democratico, in contrasto ai populismi di destra e di sinistra. Il progetto è lucido. Non fa i conti però con le maggioranze dell’assemblea parlamentare. Soprattutto non tiene conto del fatto che le manovre sul fronte sinistro del Pd, per la ricostituzione di un fronte di sinistra-sinistra (il nuovo Ulivo di Giuliano Pisapia), paiono marciare speditamente. Molto dipenderà allora, per l’immediato, dalla tenuta della linea-Renzi; per il futuro, dall’esito del Congresso del Partito Democratico.

Nel frattempo Berlusconi dovrebbe prendere atto che la proposta del proporzionale, così com’è stata crudamente avanzata, non ha alcuna possibilità di emergere. Troppo vivo infatti è il ricordo delle degenerazioni e dei difetti del proporzionale. Cosa diversa sarebbe la proposta di un sistema elettorale di tipo tedesco che, pur se proporzionale (con soglia nazionale di sbarramento al 5 per cento), per effetto dell’uninominale applicato alla metà dei collegi, avrebbe il duplice pregio di: 1) realizzare un rapporto più diretto tra eletti ed elettori; 2) indurre ad una più rigorosa selezione delle candidature parlamentari, al di fuori delle rigide burocrazie di partito.


di Guido Guidi