Renzi, dalla “svolta”   al... capolinea

Signor ormai ex presidente del Consiglio: si può benissimo comprendere la sua amarezza, la sua delusione e il suo essere frastornato per il cazzotto che ha preso domenica scorsa in pieno viso. Si può ben credere che lei non si aspettasse di essere travolto in modo così inequivocabile dalla valanga di “No” che le urne le hanno rovesciato, altrettanti sonori ceffoni al suo modo di governare, di porsi, rappresentarsi, “apparire”. Le si può concedere l’onore delle armi, quello che lei non ha mai concesso ai suoi avversari. Lei è partito con l’ambizione di tutto “rottamare”, ora è vittima dello stesso meccanismo, dell’identica logica che lei ha posto in essere. Lei, in definitiva, è causa del male che lo ha colpito. Rifletta, ora che avrà qualche ora in più, non distratto dagli impegni di Palazzo Chigi, sulle pagine del Libro di Osea, nella Bibbia: “Poiché seminano vento, raccoglieranno tempesta. Lo stelo di grano non metterà germogli e non produrrà farina; e se mai ne producesse, gli stranieri la divorerebbero”.

Soprattutto, basta con quei toni e quegli atteggiamenti che hanno costituito la cifra della sua permanenza a Palazzo Chigi. Giampaolo Pansa, che nella sua lunga carriera giornalistica ne ha viste tante, nel parlare di lei usa termini pesanti, ma non infondati: superuomo, supponente, presuntuoso, “Premier bullo”… E lei non si smentisce: leggo le cronache di queste ore, redatte da giornalisti suoi amici, e che dunque non penso abbiano tradito il suo pensiero: “Ho combattuto contro la casta più schifosa”.

Il 60 per cento di elettori le volta le spalle, e lei, non pago di “gufi”, “rosiconi”, “accozzaglia”, ora parla di “casta più schifosa”. Non crede che sia il caso di esprimersi in modo più educato? I suoi sodali non sono figli delle Orsoline, sono anch’essi “casta”, o aspirano a diventarlo. Chi o cosa autorizza quel “più schifosa”?

Signor ex presidente, ma davvero lei non ha capito per tempo che vento spira in questo Paese? Guardi, signor ex presidente, che i “segnali” c’erano tutti. Una sondaggista che finora non ha sbagliato mai un “pronostico”, Alessandra Ghisleri, da giorni aveva colto gli umori che si agitano nel Paese: aveva previsto la Caporetto renziana e vaticinato la percentuale di distacco; esattamente quella che poi le urne hanno rivelato. Signor ex presidente, lei si assume le responsabilità della sconfitta. Una volta tanto ha ragione. È lei il responsabile. È accaduto quello che è successo negli Stati Uniti: Donald Trump è il nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma gli americani non hanno tanto detto “Sì” a lui, quanto hanno detto “No” a Hillary Clinton e Barack Obama. E sì che il presidente emerito Giorgio Napolitano da tempo “consigliava” prudenza; e cosa l’ha assunto a fare, il consulente americano Jim Messina, che raccomandava di non personalizzare lo scontro, perché lo ha ingaggiato con profumatissimo onorario, se poi ha fatto esattamente l’opposto?

Cosa insegna e rivela questa consultazione referendaria? Che le piccole furbizie, una politica (si fa per dire) fatta di piccoli ricatti, di “mance”, di minacce di disastri in agguato se si fa questo o quello, non paga. Non dura. Che la tattica, per quanto abile, lascia alla fine il tempo che trova, se non si coniuga a una strategia solida; che presentarsi come il salvatore unico che sistema il Paese a suon di slide e parlantina, è un bluff che alla fine viene svelato. Lei ha seminato vento, raccoglie tempesta. Ha intorbidato le già stagnanti acque della palude politica. Dovevamo votare su un assetto costituzionale; ci è stato impedito che si venisse messi in condizione di conoscere e poter giudicare; hanno creato dispositivi complicati, confusi, nei quali non sanno orientarsi neppure eminenti costituzionalisti. Si parla di studiosi come Sergio Bartole, Ernesto Bettinelli, Francesco Paolo Casavola, Enzo Cheli, Giovanni Maria Flick, Andrea Manzella, Guido Neppi Modona, Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky. Si parla di un testo di legge scritto stilisticamente con i piedi, che un qualunque professore d’italiano riempirebbe di segnacci rossi e blu, ci fossero ancora quelle matite segna-errori…

C’è chi sostiene che in ogni caso vince la democrazia, perché il popolo che siamo ha infine liberamente deciso. Fino a un certo punto. Il Sì o il No, per sua responsabilità è andato al di là dell’iniziale significato; giorno dopo giorno il quesito nella scheda lo ha voluto trasformare in un plebiscito sulla sua persona. Ora sa come la pensa la maggioranza degli italiani. Esplicitamente si è fatto leva sugli istinti più addominali di un cittadino, si è voluto spaccare l’opinione pubblica più di quanto già non sia; lei ora raccoglie i frutti e i risultati di questa sua politica. Resta, comunque, il problema di fondo: al di là del Sì o del No, il Paese (ma non è solo questione italiana) non sa, non vuole, superare lo status quo che legittimamente può essere definito di (s)governo da “democrazia reale”. C’è una diffusa illegalità, e innanzitutto da parte delle stesse istituzioni statali che non viene risolto né dall’affermazione del No né lo sarebbe stato dall’affermazione del Sì.

La madre di tutti i problemi italiani si chiama giustizia, che non c’è, non viene assicurata e non si vuole assicurare; e per tante ragioni tante volte chiarite e denunciate. È il primo problema del Paese, il principale freno alla tanto invocata ripresa economica. Certo: il Sì avrebbe ulteriormente compresso la possibilità da parte dei cittadini non organizzati in potentati di poter praticare strumenti di democrazia diretta come gli istituti del referendum e della proposta di legge di iniziativa popolare. Ma è un tassello di un più vasto, preesistente mosaico. La questione primaria è quella individuata, anni fa, da Marco Pannella: la persistente violazione del diritto, la giustizia che non funziona, lo Stato che non rispetta le sue stesse regole; il “regime”, insomma, che tutto ammorba e tutti opprime. È questo che non ha voluto, non ha saputo, non ha potuto vedere, capire, risolvere. È questo il suo fallimento vero, signor ex presidente del Consiglio.

Il No esprime una accecante voglia di libertà e di liberazione. A.A.A. - Cercasi classe politica all’altezza della situazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:51