Lega: da secessionista a sorellastra d’Italia

Se c’è qualcosa che è davvero cambiato nel panorama del centrodestra italiano, al di là della battaglia sul ruolo del leader tra Giovanni Toti e Stefano Parisi, è la nuova impostazione ideologica della Lega Nord che, da soggetto indipendentista e secessionista, si sta facendo percepire come il soggetto più ideologicamente vicino ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Il partito di Matteo Salvini ha infatti fatto sue, nuove ed inedite battaglie, come quella della promozione dei valori “sovranisti” (Salvini ne ha parlato pochi giorni fa a Sky Tg 24) e di interesse nazionale. Nazionale appunto. Niente più “prima il Nord”: adesso, a venire prima, è l’Italia tutta.

Un’impostazione del tutto nuova e che si posiziona ad anni luce di distanza dalla Lega di Gianfranco Miglio, uno dei massimi teorici del Partito, un intellettuale anti-centralista che, anzi, riteneva che la presenza di “parassiti statali” fosse strettamente legata al centralismo. Salvini oggi cambia tutto ed inserisce nel suo vocabolario quotidiano nuovi termini, più semplici, più popolari, e forse nuove ambizioni: punterà al consenso nazionale, si sono detti gli analisti.

Eppure la Lega nel Sud Italia continua a produrre risultati relativamente deludenti. La lista “Noi con Salvini” alle elezioni amministrative di Roma ha raccolto il 2,7 per cento, a Brindisi non si è neanche presentata, a Crotone ha preso lo 0,2 per cento. Si tratta di numeri sicuramente al di sotto delle aspettative. Nonostante questi numeri, il tentativo di Salvini sembra rimanere lo stesso: parlare al Sud, grazie all’alleanza mediatica con Giorgia Meloni, e allo stesso tempo cercare di ritagliarsi un ruolo nazionale, incoraggiato dalla consapevolezza di possedere una innegabile capacità carismatica, che potrebbe compensare i pregiudizi ideologici degli elettori centro-meridionali, in un’ottica di lungo periodo.

In questo panorama, la Lega Nord che combatteva per il federalismo fiscale e la secessione, sembra quindi cedere il passo a qualcosa di diverso. Oggi ci racconta come difendere le arance siciliane e i pomodori campani dalla concorrenza straniera, e di come poterci difendere da banche e finanza. L’intenzione sembra essere quella di creare un partito del tutto inedito, che possa rispondere più ad innegabili tendenze elettorali (il successo del Movimento 5 Stelle in Italia, e dei movimenti populisti in Europa), che a una genuina impostazione ideologica, ma che, proprio per questa ragione, potrebbe rappresentare un efficace strumento di raccolta del consenso.

Tuttavia, il rischio di perdere l’elettorato più “purista” e nostalgico della Lega federalista e liberista, rimane una possibilità, oltre che un’incognita. Chi in questo spazio vuole essere ottimista, potrà invece cogliere l’opportunità di avvicinare nuovi elettori con temi più “popolari”, ed educarli gradualmente ai temi dell’economia, del decentramento e del federalismo fiscale. Progetti che al Sud non farebbero che bene. Non sappiamo se questa possa o voglia essere l’ambizione di Salvini, ma un dato è certo: nel nuovo panorama politico nazionale regna molta confusione ideologica. La percezione popolare potrebbe risultare che Stefano Parisi dica le stesse cose di Toti e di Berlusconi, che Matteo Salvini dica le stesse cose di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa e che nessuno dica più le cose della Lega.

Restano quindi i quesiti, da chi si prenderà i temi (e magari i voti) della vecchia Lega Nord, a quanti e quali nuovi consensi potrà costruire la “nuova” Lega: sovranista, nazionalista, sorellastra d’Italia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:02