Il genio dei pasti gratis

La politica italiota è interessata da molti lustri da una deriva assistenzialista in cui ci si fa concorrenza a colpi di spesa pubblica corrente; tuttavia da questo punto vista il premier Matteo Renzi si sta dimostrando un vero campione di irresponsabile spregiudicatezza. Lo dimostra l’accordo sulle pensioni, ampiamente annunciato dalla propaganda governativa, che questo genio mondiale incompreso ha raggiunto con i sindacati tradizionali, fino a qualche mese fa inseriti nella lunga lista nera dei rottamandi. Ma evidentemente, con l’approssimarsi del redde rationem costituito dal referendum costituzionale, la tanto aborrita concertazione non olet poi così tanto per il machiavello alla guida del Paese.

Sta di fatto che, malgrado il disastro sempre più annunciato nel bilancio pubblico, messo a dura prova da previsioni sulle entrate tributarie del tutto campate per aria, il buon samaritano che occupa Palazzo Chigi ha trovato altri 6 miliardi di risorse da gettare nel mare magnum del voto di scambio. Sei miliardi di mance elettorali elargite attraverso il quasi collassato sistema previdenziale pubblico il quale, attualmente, ci costa circa il 17,5 per cento del Prodotto interno lordo, contro una media europea che non raggiunge il 12 per cento.

Numeri alla mano, si tratta evidentemente di una situazione che la tanto bistrattata Legge Fornero è riuscita a malapena a tamponare, ma con il ritorno dei professionisti del deficit spending l’antica condizione di dissesto sta nuovamente profilandosi all’orizzonte. Tutto ciò, occorre ricordare, aggravato dalla vera e propria mazzata fiscale inferta dallo stesso Renzi alla previdenza integrativa all’indomani del suo insediamento al Governo, con il quasi raddoppio dell’aliquota. E così, quello che doveva essere il terzo pilastro nel futuro degli anziani di domani è diventato l’ennesimo bancomat per finanziare le spese pazze di un giovanotto sempre più affetto da smodata ambizione. Una ambizione sul cui altare sono stati letteralmente bruciati molti altri miliardi senza costrutto (si vedano gli 80 euro, gli sgravi contributivi a tempo determinato e tutta una serie di bonus a pioggia che con il rilancio dell’economia hanno ben poco a che fare).

Il combinato disposto di questa dissennata gestione finanziaria è sotto gli occhi di tutti: economia stagnante, tassazione feroce rimasta tale negli aggregati finali e indebitamento pubblico in preoccupante crescita, malgrado tassi d’interesse tenuti artificialmente bassi da “San Mario Draghi”.

Malgrado tutto questo, il genio dei pasti gratis riesce ancora a distribuire “pagnotte” elettorali. Tanto di cappello!

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:52