No al doppiopesismo per Casapound

Si sono presentati in sessanta gli uomini della polizia locale di Roma l’altra mattina a via del Colosseo per sgomberare uno stabile del Comune di Roma occupato abusivamente.

Nel palazzo viveva, tra gli altri, anche una famiglia composta da un disoccupato e disabile al 55 per cento, con la moglie lavoratrice part-time e due figli, di cui uno disabile. Tra gli sfollati anche una persona anziana che ora non sa dove vivere. Allo sgombero si sono opposti i militanti di Casapound i quali, manco a dirlo, sono stati arrestati (dopo tre ore di resistenza) per aver difeso il diritto alla casa degli italiani bisognosi. Tra gli arrestati anche Simone Di Stefano.

Casapound, per voce di Gianluca Iannone, ha tuonato dalla propria pagina Facebook: “L’arresto Simone Di Stefano e degli altri nostri militanti è un gesto arrogante e intimidatorio nei confronti di chi, in maniera peraltro del tutto pacifica, sta difendendo i diritti calpestati di italiani in difficoltà. La signora Laura e la famiglia di Massimo sono stati abbandonati da tutti: non un assessore, un consigliere comunale, un funzionario dell’amministrazione hanno speso una parola per loro. Sono stati prima ignorati, poi ingannati, quindi perfino malmenati e arrestati da chi è istituzionalmente preposto a tutelarli. Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se al loro posto ci fossero state due famiglie di immigrati”.

E noi, per carità di Patria, vorremmo non chiedercelo ma non ci è possibile tergiversare: sono sotto gli occhi di tutti i quotidiani gesti di tolleranza e comprensione di cui questo benedetto Paese è capace verso chiunque non sia italiano con ampio dispiegamento di mezzi, denaro e afflato inclusivo. Quando invece il disgraziato presenta dei tratti somatici scarsamente esotici, ecco scattare l’indifferenza se non addirittura la volontà di far rispettare le regole in maniera zelante ed a volte violenta. È il trend dominante baby, quella moda che ci vuole informatissimi e sensibilissimi verso i problemi del Burkina Faso - perché gli orizzonti lunghi fanno figo - e strafottenti verso la povertà di prossimità la quale ci sembra quasi cafona e troppo “local”.

Con questo non vogliamo dire che occupare sia giusto. Ci piacerebbe da un lato che la legalità valesse per tutti e dall’altro che nessuno avesse bisogno di ricorrere all’illegalità per poter sopravvivere. Verrebbe timidamente anche a noi una domanda simile a quella di Iannone: e se al posto di Casapound ci fossero stati i Centri sociali o Action, la reazione delle Istituzioni sarebbe stata la stessa? Ma non poniamoci simili dubbi ed attendiamo fiduciosi che la stessa fermezza venga applicata a tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:56