Aias: storia isolana,   ma non isolata

“Regione, Asl e Comuni paghino i debiti”. Sono queste le parole urlate da circa 350 dipendenti e oltre 200 pazienti, giunti nei giorni scorsi da tutta la Sardegna a manifestare davanti al palazzo della Regione.

L’Aias Sardegna (Associazione Italiana Assistenza Spastici) si trova in grave difficoltà finanziaria, perché vanta crediti che non riesce a incassare, correnti e arretrati, per circa 45 milioni di Euro. Fornitori e consulenti non pagati e stipendi non retribuiti da oltre 5 mesi, mettono in forse le prestazioni erogate dall’Aias a circa 3.500 pazienti afflitti da gravi patologie, in 43 centri dell’isola. Fatto davvero inedito, è la prima volta nella storia del nostro Paese, che dipendenti e pazienti si uniscono per protestare insieme, non contro il datore di lavoro, ma contro le istituzioni dalle quali sono messi in gravissima difficoltà. Il 14 luglio scorso si è svolta la prima manifestazione davanti alla sede regionale dell’assessorato alla Sanità. Una delegazione è stata ricevuta da due funzionari, il capo gabinetto dottor Salis e la dottoressa Rossini che, dopo aver esposto le solite difficoltà relative ai problemi di bilancio, hanno dato comunque assicurazione circa il pagamento del debito corrente (stipendi) e sulla programmazione di un tavolo per risolvere il contenzioso arretrato. Siamo però alle solite; sembra proprio che le istituzioni si stiano abituando a parlare senza dare seguito agli impegni presi. Ciò ha inasprito gli animi ed è dunque ovvio che abbia determinato una seconda manifestazione che ha avuto luogo il 28 luglio, davanti alla sede del Consiglio regionale. La delegazione del comitato spontaneo dei lavoratori è stata ricevuta, in pompa magna, dal Presidente del Consiglio Ganau e da tutti i capigruppo delle forze politiche rappresentati in Consiglio. All’esito dell’incontro, l’assessore in persona (Luigi Arru) prendeva l’impegno di istituire un tavolo tecnico tra Regione, Asl e Aias, per definire in via bonaria la questione dei debiti arretrati e pagare le fatture di maggio e giugno 2016, senza aspettare i 60 giorni di legge.

Che dire se ad oggi non è successo nulla, se non qualche pagamento parziale dei debiti correnti? Diceva Mario Missiroli, storico direttore del Corriere della Sera, che l’unica cosa definitiva in Italia, è la provvisorietà. Continuerà il “balletto” delle promesse? Ci saranno ulteriori manifestazioni popolari? Nel caso, noi le seguiremo certamente. Il comitato spontaneo dei lavoratori vorrebbe che il prefetto tentasse di convincere le parti alla costituzione di un collegio arbitrale per risolvere, in tempi ragionevolmente brevi, il contenzioso in essere e dare serenità a dipendenti, malati e familiari. A riuscirci, si riconquisterebbe la dimensione etica nei rapporti Regione-Asl-Aias-personale e pazienti, ma anche la sensibilità umana per i problemi e i diritti delle persone.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:50